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    Schiere di angeli caduti

    “Siamo schiere di angeli caduti
    a terra nella polvere, perché il paradiso non ci ha voluti.
    Siamo appesi a questa vita come il filo agli aquiloni che facciamo volare”
    Il primo appunto di quest’anno… le parole di Wali, Walimohammad Atai (ne abbiamo parlato https://www.remocontro.it/2018/04/08/wali-e-lafghanistan-talebano-dove-ora-volano-i-bambini-bomba/), poco più che ventenne, venuto cinque anni fa da un villaggio dell’Afghanistan, che ancora racconta e denuncia la terribile vita dei bambini del suo paese, di cui ci siamo già dimenticati…
    E come non pensare, in questi giorni di stucchevole retorica a proposito di feste, fuochi e regali per bambini nostrani, a tutti quegli altri i cui cieli sono squarciati, tutto l’anno, da bagliori di morte…
    L’avrete letto. L’ultimo rapporto dell’Unicef parla di 12.000 (dodicimila) bambini uccisi solo nel 2018. “Gli attacchi sui bambini continuano indisturbati – ha denunciato Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef – mentre le parti in conflitto violano una delle regole più basilari della guerra: la protezione dei bambini. Per ogni atto di violenza contro i bambini che finisce sulle prime pagine dei giornali e genera sdegno, ce ne sono molti di più che non vengono segnalati”.
    “Decennio letale”, quello che ci lasciamo alle spalle, dalla Siria allo Yemen, dall’Africa all’Asia centrale… e lo sappiamo. E sappiamo anche quanto di quelle guerre, con le nostre armi, siamo complici… noi qui a sparare i nostri ridicoli e assurdi fuochi delle feste, mentre più in là si colpiscono ospedali e scuole. Che significa, dichiaratamente, volere uccidere il futuro degli altri (come abbraccio di morte, viene da pensare, di un occidente che va a dissolversi, così sempre meno capace di farne, di bambini).
    Scorrendo immagini che si fa fatica a guardare…
    Ancora una volta, cercando negli appunti di Elias Canetti la risposta all’inquietudine di questi giorni, ne trovo di quanto mai appropriate e fulminanti ne “La tortura delle mosche” (raccolta datata 1992).
    Appunta Canetti: “Una nuova specie di bambini, che durante le guerre non ci sono proprio”. E chissà quale immagine aveva negli occhi quando ha scritto questo pensiero.
    L’immagine che ho io davanti agli occhi, mentre leggo questa frase, è la foto che papa Francesco, a ridosso del Natale di due anni fa, aveva scelto come messaggio contro la guerra: quella in bianco e nero, appena sgranata, del bambino di Nagasaki, che porta in spalla il fratellino ucciso dalle radiazioni delle bomba atomica, ed è lì, fermo ad aspettare di portare quel corpicino spento nel forno crematorio.
    Serve altro? Per desiderare che nasca una nuova specie di bambini che come per magia “durante le guerre non ci sono proprio”…
    Ed è l’augurio che faccio anch’io a questa umanità malata cui apparteniamo.
    Mentre scrivo queste inquietate righe, è mattina, all’improvviso degli scoppi violenti rimbombano nello stretto vicolo dietro casa. Fanno sobbalzare e battere il cuore, mentre il cielo si scatena del battito d’ali e delle urla degli uccelli impazziti tutt’intorno. Poi le risate stracciate di ragazzini divertiti da tanto rumore e scompiglio…
    Chissà se qualcuno ha mai spiegato loro che il rumore come di bombe non è sempre festa, chissà se qualcuno li ha mai accompagnati a pensare cosa significa, per tanti ragazzini della loro età, vivere nel terrore di mostri che tuonano all’improvviso, con voce di morte…
    “Siamo schiere di angeli caduti (…),
    Siamo afgani, il popolo senza dita, il popolo senza mani, senza vita,
    siamo afgani e dobbiamo far volare per aria gli aquiloni, non i bambini”.
    Vorrei fare ascoltare ai ragazzini che ancora sghignazzano qui nel vicolo il lamento di Wali, ragazzo d’Afghanistan, e poi far leggere loro dell’angelo caduto il 4 agosto del 1895 a Siddermonton Park, colpito da uno sparo. Quell’angelo, sapete, rimase fra gli uomini, che però non sempre lo hanno visto di buon occhio, anche per quel suo suonare il violino… cosa che faceva “per ricordarsi del mondo angelico e dimenticare il dolore di questo che gli è insopportabile” (Se non lo conoscete, questo fantastico racconto, potete trovarlo ne “La visita meravigliosa” di H.G. Wells. E che strano!, solo ora noto le date: le bombe su Hiroshima e Nagasaki cadranno esattamente nell’agosto di cinquant’anni dopo la caduta di quell’angelo).
    Il nostro mondo insopportabile agli angeli…
    Forse per questo Canetti, il cui pensiero mi è sempre sembrato una sorta di corpo a corpo con Dio e con la morte, scrive: “la sfida di Dio, il suo dover allontanare l’uomo”.
    Faccio il tifo per Dio. Ché se dovesse vincerla, questa sua sfida, allora potremmo contare sulla nuova specie di bambini. Che possa riapparire, allontanate con l’uomo tutte le guerre, per costruire un mondo migliore, nel quale ancora vogliamo sperare…

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