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    Aspettando gli Avi

    Aspettando gli avi… un viaggio attraverso leggende, miti e poesie della tradizione aurunca. Per ricordare che dovremmo curare tutti meglio il rapporto con le nostre tradizioni. Ognuno tenendo vivo il fuoco di quelle che sono l’anima della propria terra.
    “Si narra che la notte dei santi tutti i morti escono in processione. Noi viventi per vederli possiamo accendere un cero in loro rispetto alla finestra o al balcone. Chi vuole può persino invitarli a cena imbandendo la tavola con ogni ben di dio fino all’indomani. I morti ritornano con le loro animelle sotto forma di palombelle dai colori e dalle forme indistinguibili tra l’umano e il divino”… Così ci aveva raccontato Annarita Persechino, che è insegnante e ricercatrice e studiosa di fiabe e miti popolari, per presentare una delle prime edizioni di quest’evento da lei ideato che arriva oggi alla sua dodicesima edizione.. e davvero con tutta l’anima ci crede.
    E noi, che come lei ne siamo convinti, salutiamo con piacere e riconoscenza l’appuntamento che anche quest’anno ci propone…
    Ancora proponendo “la memoria storica culturale e antropologica del territorio aurunco”. Evocando i miti e le leggende ricche di simboli come la Luce, l’Attesa, la Speranza, la Pace e la Cura per il Creato, in questo periodo storico dove non mancano le guerre che affliggono i popoli e i cambiamenti climatici causati fa noi uomini, credo che sia doveroso.
    “Leggeremo un brano dell’Eneide carico di simboli dove Enea, che scende nell’Ade, viene lì riconosciuto grazie al ramoscello dorato che portava con sé e anche noi accoglieremo i nostri Avi con ramoscelli d’oro. Ricordiamo la figura di Enea perché legata al nostro territorio”, spiega.
    Martedì e mercoledì, a Minturno, nella cattedrale di San Pietro Apostolo, fra canti, leggende e poesie che rimandano alla Luce, alla Rinascita e alla Pace, protagonisti soprattutto i bambini, che sottolinea Persechino, “sono il punto di congiunzione tra passato e futuro“.

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