More

    Lo stato, il non-stato, il carcere, la libertà

    Vittorio da Rios, ancora ci fa riflettere sulla nostra “civiltà”.

    “Civiltà, termine molto impegnativo che ancora non ha trovato nel complesso processo evolutivo della pluri millenaria storia dell’ominide. Erodoto rileva che i Persiani stimano in primo luogo se stessi e quelli che abitano le regioni loro più vicine; in secondo luogo quelli che sono a una distanza media; poi gradatamente, misurano la stima in proporzione della distanza. All’ultimo grado della loro considerazione tengono quelli che abitano i luoghi più lontani, convinti di rappresentare essi il massimo della perfezione sotto tutti i rapporti fra gli uomini; che gli altri onorano le virtù secondo la proporzione citata e che i più lontani da loro sono certo i peggiori di tutti. In questo brano di Erodoto ( Storie, I, 134 ) sono compresi con lucidità tutti o quasi i problemi che si pongono tutte le volte che si affronta l’interrogativo all’insegna sotto la quale si regolano i rapporti tra i popoli. Qualsiasi antropologo moderno non avrebbe molte esitazioni ad accettare in pieno la teoria esposta da Erodoto per quanto riguarda le modalità attraverso le quali i gruppi umani considerati — le culture e non i popoli nel suo caso–organizzano le loro relazioni con i più vicini, i meno vicini, i lontani. Calore, freddezza e ostilità sono graduati in proporzione alla “distanza” con la quale un gruppo considera gli altri uomini o gruppi, o una cultura vede le altre culture. Oggi ci si interroga sull’identità dell’uomo del passato, a proposito del Linguaggio sulle sue ossessioni, cosi come domani qualcuno s’interrogherà sulla nostra entità. Ma l’uomo cos’è se non un essere senziente, che riflette, che pensa, che si muove liberamente sulla superficie della terra, che sembra essere alla testa di tutti gli altri animali sui quali domina, che vive in società, che ha inventato scienze e arti, che ha una bontà e una malvagità sua propria, che si è dato dei padroni, si è fatto delle leggi, ecc. Lo Stato: il grande modello? In grado di dare risposte definitive ed esaustive alle esigenze di ogni creatura umana? Oppure da ripensare radicalmente, in base alle modificazioni inedite sopraggiunte in questi ultimi decenni come lo stesso Hegel lo aveva concepito? Giustizia: vi sono almeno due modi principali per affrontare il ricorrente problema della giustizia. Essi dipendono da due modi alternativi di concettualizzare la società. Riferendoci a Max Weber il ragionamento si potrebbe presentare cosi: gli uomini sono animali che adottano regole ( che potrebbero non adottare ) e vi si conformano, a certe condizioni. Mentre essi non possono violare le leggi della natura, possono trasgredire le regole. L’uomo come sapeva Rousseau è un animale che sbaglia. E’ difficile d’altra parte pensare degli anarchici prima di Thomas Hobbes. Non vi è alcuna ragione per conformarsi a regole se non il fatto che le si è pattuite (o che le si sarebbe potute pattuire ). E’ chiaro che in questo caso la giustizia (giustificazione ) di un disegno delle istituzioni dipende dalle dalle scelte ( valutazioni ) degli individui. Sarebbe come minimo singolare una società che qualcuno proclamasse giusta, senza che nessuno degli individui che vi abitano la riconoscesse come tale. Francesca oggi ci pone per l’ennesima volta ( e le ne siamo molto grati ) la questione della sofferenza tragica del carcere del carcere ostativo o meglio l’ergastolo a vita che esiste e viene praticato nel nostro ordinamento giudiziario e carcerario. Dalla tragedia di una figura come Mario Trudu, vittima del non Stato in quanto la Costituzione non è a oggi applicata nei suoi pilastri costitutivi. e non lo ha protetto e difeso con gli strumenti della cultura formativa e del diritto. Poi una volta in carcere questo “non Stato” (come lo ha definito Gerardo Marotta ) lo ha condannato alla morte di fatto murato vivo per 40 anni e infine impedito di avere adeguate cure malato grave, da praticare fuori dal carcere. ma quanti Mario Trudu vi sono in carcere? Uomini entrati poco più che adolescenti semi analfabeti e poi in carcere con studi e approfondimenti si sono dati cultura e molti di essi si sono laureati e in alcuni casi più volte, Ha un senso logico elementare, che uomini cosi radicalmente modificati per ovvie ragioni evolutive naturali continuare a tenerli in carcere fino alla morte? Un caro saluto. “Vittorio da Rios

    Ultimi Articoli

    Olympe, dunque…

    Censure…

    Il carcere, una casa morta…

    Il segreto del giardino

    Archivio

    Tag