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“Orizzonti Ristretti” sempre più. Per chi e perché…

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ristrettiLe domande, non finiscono mai…
Ma perché mortificare una bella realtà che tanti buoni risultati ha dato e pure tanti riconoscimenti negli anni ha ricevuto? Perché… perché…
Domanda che turbina intorno come un vento scomposto, mentre leggo di quel che accade a Padova. Nel carcere di Padova, il “Due Palazzi”, dove rischiano di essere drasticamente ridimensionati tutti i progetti di Ristretti Orizzonti.
“Ristretti”, come familiarmente la chiama chi intorno al mondo del carcere gravita, è una redazione fatta di volontari e detenuti intorno alla quale, in più di vent’anni d’attività, sono nati progetti straordinari, percorsi culturali che tante cose in meglio hanno cambiato, nel carcere e nelle persone… non solo per chi è dentro, ma anche per chi, da fuori, vi è entrato in contatto… e da anni è importante punto di riferimento per tutte le persone che, in un modo o nell’altro, si occupano di Giustizia.
Fra le tante cose,

Sogni lucenti….

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farinIl prossimo appuntamento…..

Fascisti su Marte, CasaPound a Ostia

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Fascisti-su-marte-cop-520x330Fascisti su Marte (grande trovata filmica), CasaPound a Ostia (prepotenza da vigliacchi).

Ancora una domanda. Me l’ha fatta il Randagio prima di decidere se avventurarsi per un’altra puntatina al mare… Lo perdonerete se sembra minuzia, con tutte le terribili cose che in questi giorni portano il lutto nei nostri cuori, e non solo nei confini del nostro paese. Ma…
“Ma.. chiacchiere a parte –mi ha chiesto-, è stato preso qualche provvedimento nei confronti della ‘ronda’ che sul lido di Ostia ha cacciato via un venditore di cocco e fatto scappare un venditore di bandanas? Come fossero autorità pubblica…”
Già, chiacchiere a parte. Perché, mi ha ricordato quel petulante del Randagio, quel che si è arrogato il permesso di fare l’ardimentoso gruppetto di CasaPound è cosa illecita. A conferma mi ha messo sotto il naso il decreto che definiva i requisiti delle “associazioni di osservatori volontari”, che preferiamo chiamare “ronde”, contribuendo a darvi, già col nome, un certo tono di militaresco e cupo… E ha ragione lui, il Gatto. Andate a leggere il decreto (vi rimando a questo dettagliato articolo de La Stampa; http://www.lastampa.it/2009/08/08/italia/il-decreto-che-disciplina-le-ronde-lCmZlMhgxC3EeKViDKo5SM/pagina.html): è evidente che l’azione del locale gruppo di CasaPound è stata assolutamente illegittima.
“E ancora più grave – mi ha detto il Randagio- che sia stato un consigliere municipale a capeggiare l’illecita incursione… E perché non c’è andato con i vigili? Come avrebbe potuto e dovuto…”

Le due sole razze in cui è diviso il mondo

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Rich & poor-Anche questa domenica il Randagio ha una domanda. A proposito di un dibattito che a tratti infuria… Italiani razzisti? Non razzisti? Più di prima? Un po’ di meno?

Ascoltando, l’altra sera, una conversazione al bar, a proposito di italiani… brava gente? Razzisti? Conversazione noiosa e un po’ scontata (quindi ve la risparmio) la cui conclusione è stata: “il razzismo esiste da sempre”.
Cosa che ha fatto pensare, al Gatto, a quell’altra frase spesso usata per tagliare la testa al toro quando si parla di case chiuse (se riaprirle o no, se allestire zone a luci rosse, se multare e chi multare, la domanda o l’offerta? eccetera eccetera)… la prostituzione… “cosa antica quando il mondo”.
Pensando che antico quanto il mondo è forse solo il Male. Ma deve essere in fondo cosa che neppure ci convince tanto, se ci si è industriati a immaginarsi in un tempo prima del nostro tempo, in quel paradiso terrestre dove il male era a noi sconosciuto e dove pure forse ci piacerebbe tornare…
Ma intanto…

fantasmi…

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riabilitazione-sospesa-800Questo non è il solito pezzo. E’ piuttosto una domanda, intorno alla quale quel rompiscatole di un Gatto Randagio sta girando da qualche giorno. Rompiscatole e petulante visto che sempre intorno agli stessi argomenti si arrabatta. Ma chiede, per cortesia, di aiutarlo a trovare una risposta.
La settimana scorsa, sapete bene tutti, Davide Casaleggio ha definito “inevitabile” il superamento della democrazia parlamentare. Avrete avuto anche voi le orecchie e gli occhi intasati da quello che ne è nato: prese di posizione, dibattiti, commenti, articoli, analisi… un fiume in piena di parole e pagine… che, giustamente, ognuno aveva da dir qualcosa…
Beh, qualche giorno prima, l’altro corno, se così si può dire, del vertice dei Cinque stelle, Beppe Grillo, ha parlato della necessità di abolire le carceri. “Dobbiamo tendere a un mondo a carceri zero. Almeno il minimo possibile”.
“Con società senza carceri Grillo crea dibattito”, ha detto, proprio mentre si trovava nel cortile della casa circondariale di Poggioreale, il presidente della Camera Fico. Ma, a dire la verità, dal tono della voce, sembrava non crederci neanche lui… al fatto che ne sarebbe nato un dibattito…
E infatti.

La musica del silenzio

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inattesi_librettoGiornata di mare. Il Randagio, sapete, l’acqua preferisce guardarla a distanza… e magari quando il sole inizia a calare… così, diciamo che si è trattato di una prima quasi serata di mare… che poi è il momento più bello… quando, finito il chiasso del giorno, il silenzio lascia che la musica delle onde tutta arrivi come il dondolio di una carezza…
E ieri sera la voce del mare ha per noi (per me e il Gatto) richiamato la dolcezza di un canto che avevamo appena ascoltato. Quello che Davide Peron, che è artista, cantautore, aveva iniziato a comporre guardando la sua bambina, nata appena tre giorni prima, in braccio alla mamma. Anita Maria, la bimba, ed Eleonora, la madre… lì che dormivano…
“… adesso che dormi e tutto è silenzio / vivi i tuoi sogni che la vita ha inizio da lì// Abbiam cantato e toccato la luna/ l’abbiamo ascoltata/ abbiamo aiutato, rincorso pregato/ ti abbiamo aspettata/ abbiam tentato sentieri nuovi/ scovando pensieri inattesi…”
Ed è stata la nascita, anche, di un bel disco… ops! un CD (e svelo d’appartenere all’altro secolo…). “Inattesi”… perché anche chi non è aspettato, spiega Peron, ha diritto di essere compreso e merita di ricevere dignità.
Al Randagio è piaciuto tanto questo canto delicato, sognante e poetico,

Il canto di Jonathan

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canto degli animali libro“Ma non ti sembra manchi qualcosa? Non senti il silenzio come di un’assenza?”
Prendo sempre sul serio le osservazioni del Randagio. Così l’altra sera, che eravamo lì ancora guardando il mare, impigriti in attesa del tramonto, ho drizzato bene le orecchie …
Accidenti aveva proprio ragione… come potevo non averlo notato? Il sole che piano cala, qualche voce che si allontana, il rumore delle onde del mare… e neppure un grido d’uccello…
E pensare che ascoltiamo in città albe e tramonti affollati dei richiami di torme di splendidi pennuti bianchi, che vanno, che vengono, planano sui terrazzi e sui tetti, ormai padroni del grigio dei nostri cieli… e qui che ti aspetteresti di vederli finalmente nell’azzurro dei loro mari… nulla…
“E’ dunque vero che i gabbiani, quando non affollano porti o seguono navi, risalendo fiumi si sono tutti trasferiti in città, a rimestare fra i nostri rifiuti e…” stavamo per affogare in un mare di ovvietà a proposito di come abbiamo stravolto il mondo quando…
“Guarda… eccone uno!”

La morte in carcere

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lettera secondiglianoAscoltando il mare, che oggi stride, di una musica stonata…
“Qualcosa avranno pur fatto… avranno pur fatto… pur fatto…”
Ritorna stridente il mantra di un’obiezione che sento spesso fare, davanti a mie insistenze nel raccontare di storie che vengono da quel mondo buio che sono le nostre carceri. Certo, qualcosa avranno pur fatto. E certo “è facile immaginare la galera per chi ha commesso un reato ma, entrare in una sezione e vedere le persone recluse peggio degli animali, mi ha restituito la barbarie di cui è ancora capace l’umanità”… parole di Sandra Berardi, che dopo aver visto quello che ha visto ha sentito l’urgenza di creare un’associazione per i diritti dei detenuti, Yairaiha. E chissà che qualcosa non abbia visto anche Beppe Grillo se, come a sorpresa, riprendendo il pensiero del criminologo norvegese Nils Christie, arriva a parlare di carceri come “struttura progettata per infliggere legalmente dolore, uno strumento di controllo sociale e un vero e proprio business”. E vedremo se qualcosa per li rami del parlamento ne discenderà…
Ma oggi la realtà è quella delle tante denunce,

Quando gli zingari avevano le ali

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rom1E’ già qualche settimana che il Gatto, dopo i suoi giretti quotidiani, rientra guardandomi con aria un po’ smarrita, e poi subito va a rincantucciarsi sotto il tavolo, pensoso… Ma ieri (si vede era stanco di tenere per sé tanti pensieri…) mi ha chiesto: “Ma dove sono andati? E’ un po’ che non li incontro… sembra si siano dissolti nell’aria… una brutta aria…”
Non c’è voluto molto a capire che parlava delle nostre “zingarelle”, con seguito di figliolini… che la mattina si andavano a sedere qua e là sui marciapiedi, fra una strada e l’altra, fra uno slargo e una piazza. E’ vero, l’avevo notato anch’io… perché spesso con qualcuna scambio parole, e una delle loro bambine, Marianna, quasi l’avevo vista nascere, e l’ho seguita crescere e sempre vedendomi mi sorride… che è cosa (incontrare qualcuno che ti sorrida con l’accogliente stupore di un bambino) che fa sempre bene all’anima…
Certo già altre volte si erano assentati, seguendo gli spostamenti dei loro gruppi, quando volontari… quando suggeriti dai primi rumoreggiar di “pulizie”, “sicurezza”, “allarmi”…

La trappola del fuorigioco 2

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la trappola del fuorigiocoRicordate “La trappola del fuorigioco”? Bellissimo libro di Carlo Miccio che, narrando una condizione che ben conosce, ci conduce attraverso le dinamiche di una famiglia dove si annida ed esplode il disagio mentale. Lo sguardo è quello del bambino che, crescendo e diventando infine adulto, si confronta con la malattia del padre, mentre tutto legge attraverso la metafora del gioco del calcio. Una storia che riguarda anche tutti noi, anche perché sullo sfondo è la storia del nostro paese…
Gatto Randagio ne aveva parlato (https://www.remocontro.it/2017/06/11/comunismo-johan-cruyff-la-trappola-del-fuorigioco/ ). E ne riparla, oggi, perché questo libro continua a essere occasione di narrazione del nostro tempo, oggi con un incontro inaspettato. Quello dell’autore con cinque donne recluse nella sezione femminile di Alta sicurezza del carcere romano di Rebibbia. Susanna Berardi, Maria Cappello, Barbara Fabrizi, Rossella Lupo, Vincenza Vaccaro… qualcuno le ricorderà, fra i nomi del terrorismo che fu, in carcere da trent’anni e anche più. “Irriducibili” le chiamano, un “marchio” quasi da far paura… Eppure da quest’incontro è nato uno scambio di pensieri intensissimo e pieno d’umanità, a cui lascio la parola…