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Il canto di Jonathan

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canto degli animali libro“Ma non ti sembra manchi qualcosa? Non senti il silenzio come di un’assenza?”
Prendo sempre sul serio le osservazioni del Randagio. Così l’altra sera, che eravamo lì ancora guardando il mare, impigriti in attesa del tramonto, ho drizzato bene le orecchie …
Accidenti aveva proprio ragione… come potevo non averlo notato? Il sole che piano cala, qualche voce che si allontana, il rumore delle onde del mare… e neppure un grido d’uccello…
E pensare che ascoltiamo in città albe e tramonti affollati dei richiami di torme di splendidi pennuti bianchi, che vanno, che vengono, planano sui terrazzi e sui tetti, ormai padroni del grigio dei nostri cieli… e qui che ti aspetteresti di vederli finalmente nell’azzurro dei loro mari… nulla…
“E’ dunque vero che i gabbiani, quando non affollano porti o seguono navi, risalendo fiumi si sono tutti trasferiti in città, a rimestare fra i nostri rifiuti e…” stavamo per affogare in un mare di ovvietà a proposito di come abbiamo stravolto il mondo quando…
“Guarda… eccone uno!”

La morte in carcere

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lettera secondiglianoAscoltando il mare, che oggi stride, di una musica stonata…
“Qualcosa avranno pur fatto… avranno pur fatto… pur fatto…”
Ritorna stridente il mantra di un’obiezione che sento spesso fare, davanti a mie insistenze nel raccontare di storie che vengono da quel mondo buio che sono le nostre carceri. Certo, qualcosa avranno pur fatto. E certo “è facile immaginare la galera per chi ha commesso un reato ma, entrare in una sezione e vedere le persone recluse peggio degli animali, mi ha restituito la barbarie di cui è ancora capace l’umanità”… parole di Sandra Berardi, che dopo aver visto quello che ha visto ha sentito l’urgenza di creare un’associazione per i diritti dei detenuti, Yairaiha. E chissà che qualcosa non abbia visto anche Beppe Grillo se, come a sorpresa, riprendendo il pensiero del criminologo norvegese Nils Christie, arriva a parlare di carceri come “struttura progettata per infliggere legalmente dolore, uno strumento di controllo sociale e un vero e proprio business”. E vedremo se qualcosa per li rami del parlamento ne discenderà…
Ma oggi la realtà è quella delle tante denunce,

Quando gli zingari avevano le ali

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rom1E’ già qualche settimana che il Gatto, dopo i suoi giretti quotidiani, rientra guardandomi con aria un po’ smarrita, e poi subito va a rincantucciarsi sotto il tavolo, pensoso… Ma ieri (si vede era stanco di tenere per sé tanti pensieri…) mi ha chiesto: “Ma dove sono andati? E’ un po’ che non li incontro… sembra si siano dissolti nell’aria… una brutta aria…”
Non c’è voluto molto a capire che parlava delle nostre “zingarelle”, con seguito di figliolini… che la mattina si andavano a sedere qua e là sui marciapiedi, fra una strada e l’altra, fra uno slargo e una piazza. E’ vero, l’avevo notato anch’io… perché spesso con qualcuna scambio parole, e una delle loro bambine, Marianna, quasi l’avevo vista nascere, e l’ho seguita crescere e sempre vedendomi mi sorride… che è cosa (incontrare qualcuno che ti sorrida con l’accogliente stupore di un bambino) che fa sempre bene all’anima…
Certo già altre volte si erano assentati, seguendo gli spostamenti dei loro gruppi, quando volontari… quando suggeriti dai primi rumoreggiar di “pulizie”, “sicurezza”, “allarmi”…

La trappola del fuorigioco 2

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la trappola del fuorigiocoRicordate “La trappola del fuorigioco”? Bellissimo libro di Carlo Miccio che, narrando una condizione che ben conosce, ci conduce attraverso le dinamiche di una famiglia dove si annida ed esplode il disagio mentale. Lo sguardo è quello del bambino che, crescendo e diventando infine adulto, si confronta con la malattia del padre, mentre tutto legge attraverso la metafora del gioco del calcio. Una storia che riguarda anche tutti noi, anche perché sullo sfondo è la storia del nostro paese…
Gatto Randagio ne aveva parlato (https://www.remocontro.it/2017/06/11/comunismo-johan-cruyff-la-trappola-del-fuorigioco/ ). E ne riparla, oggi, perché questo libro continua a essere occasione di narrazione del nostro tempo, oggi con un incontro inaspettato. Quello dell’autore con cinque donne recluse nella sezione femminile di Alta sicurezza del carcere romano di Rebibbia. Susanna Berardi, Maria Cappello, Barbara Fabrizi, Rossella Lupo, Vincenza Vaccaro… qualcuno le ricorderà, fra i nomi del terrorismo che fu, in carcere da trent’anni e anche più. “Irriducibili” le chiamano, un “marchio” quasi da far paura… Eppure da quest’incontro è nato uno scambio di pensieri intensissimo e pieno d’umanità, a cui lascio la parola…

Cristiani e no

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427079-thumb-full-720-salvini_giuramento_in_piazza_duoMa che cos’è un cristiano? Persino un Randagio che si professa (forse) non credente inizia a chiederselo, dopo aver saputo con stupore di un ministro con Vangelo in mano e rosario in tasca che… “se li prenda in Vaticano”… “legittima difesa sempre”… “censiamo i rom”… e non sto ad allungare lo scandaloso elenco con cose che sappiamo… Vorrebbe, il Gatto, tutto liquidare con un frettoloso pensiero all’ipocrisia di certa cultura cattolica benpensante che pure fa parte di questo paese… Calma, gli ho detto. Non è domanda da poco… e ho cercato riposte per lui…
Dunque.
Una prima risposta l’ho trovata qualche giorno fa nella sala consiliare del terzo municipio di Roma. Un sempre appassionato, stupefacente, Gerardo Lutte era lì a ricordare con i compagni di un tempo la lotta condotta, negli anni a cavallo tra i ’60 e i’70, al fianco dei baraccati delle periferie romane (baraccati… gli zingari di allora…) ma anche, soprattutto, a parlare di quel tanto che c’è oggi da fare. Lutte, il salesiano belga che dalla congregazione dei salesiani fu allontanato per quel suo impegno senza compromessi al fianco di chi si vuole ai margini, e che ha poi spostato quell’impegno in Guatemala, dove ha fondato un’associazione, Mojoca, che si occupa del recupero dei ragazzi di strada. E anche

La forma dell’acqua

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Jefferson Garcia Tomala-2-2C’è qualcosa che non va… qualcosa che non quadra… mi era subito sembrata “strana”, oltre che drammatica e scandalosa, la notizia del ragazzo di origine ecuadoregna, venti anni, ucciso a Genova con cinque colpi di pistola, cinque colpi di pistola non alle gambe, alle braccia, ma in punti vitali, nel corso di un “Tso”. Tso, trattamento sanitario obbligatorio…
Cinque colpi di pistola? Trattamento sanitario obbligatorio? Non sarebbe la prima volta di un tentativo di Tso con esiti così drammatici (ma questo naturalmente non può giustificare…), ma… leggo di Tso, eppure si parla solo di un intervento di polizia?
Allora, che volete, ho chiamato lo psichiatra Peppe Dell’Acqua che, attraverso la sua rete di collaboratori e conoscenza, mi racconta di un’altra storia, diciamo più complessa…
Jefferson Tomalà, intanto, non era mai stato in cura presso i servizi psichiatrici, né era conosciuto come “persona pericolosa”.

Il giardino e la sua anima…

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20180608_180707C’è un momento della giornata che riempie di gioia il cuore del Randagio… Quando, terminate le lezioni a scuola, finiti (chissà…) i compiti, un’orda di ragazzini schiamazzanti riempie di voci e giochi i vialetti del giardino condominiale. E le grida, i tonfi, gli acuti, lo scalpiccio… salgono fino alle nostre finestre come pazza musica di una banda scalmanata…
Voci, sembra, d’altri tempi… di quando i bambini potevano godere di spazi aperti e liberi ben più di quanto possano adesso, blindati come troppo spesso sono fra mura d’appartamenti e percorsi virtuali che, come e più che l’antro dell’orco, imprigionano corpi e menti…
“Avanti, andiamo! Nel giardino segreto…”. Lo hanno chiamato così, quasi fossero consapevoli di quanto sia prezioso, e raro, e da nascondere a possibili esseri maligni in agguato, questo loro piccolo immenso mondo.
Ragazzini fortunati, nel nostro condominio…

Un giorno e una notte

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tartamellaHo appena iniziato a leggere… e avrei cercato anche di andare avanti in fretta, per arrivare subito alla fine delle quasi quattrocento pagine… ma subito ho capito che mi prenderò il tempo necessario per andare avanti con la calma che merita, pagina dopo pagina, per gustarne ogni racconto, ogni riga, ogni respiro… e non sarà cosa di un giorno, per scorrere tutte le centocinquantasette “favole di comunità” di “Un giorno e una notte”, l’ultimo lavoro di Pietro Tartamella. Pietro, fondatore di cascina Macondo e, insieme ad Anna Maria Verrastro che ne è presidente, ideatore dei mille progetti che a Cascina Macondo nascono… sempre sorprendenti. Come questo libro, che in realtà nasce da un grande progetto: una scrittura collettiva alla quale hanno partecipato bambini, studenti, detenuti, persone con disabilità… tutto il complesso, variegato mondo che gira intorno alla Cascina…
Un lavoro davvero affascinante che Pietro mi ha spiegato così: “Ci sono fiabe di detenuti, bambini, studenti delle medie e del liceo, ragazzi disabili, e di alcuni scrittori che frequentano cascina Macondo. Abbiamo letto favole di Esopo, ne abbiamo capito la struttura. Poi hanno scritto proprie favole. Quindi lettura ad alta voce e commenti e aggiustamenti suggeriti dal gruppo. Quindi nuova stesura con le correzioni. Sì, un lavoro affascinante…”

corre troppo questo treno…

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treno-fbLeggendo… dell’addio al sogno di volare sulle rotaie da Roma a Milano in due ore e 40 minuti, alla “supersonica” velocità di 350 chilometri l’ora… Il ministero delle infrastrutture e trasporti ha deciso: troppo oneroso e troppo faticoso, per ridurre quei dieci minuti di viaggio o poco più…
Gatto Randagio, non vi nascondo, ha tirato un sospiro di sollievo e con una certa soddisfazione si è stiracchiato sulla poltrona della Freccia che, venerdì scorso, lo portava verso il nord…
Perché il Randagio, devo confessarvi, in nessun posto si sente a suo agio come su un treno in movimento. E non importa quanto lungo sia il tragitto se il cammino diventa meta, e la meta è lo spazio di libertà che si apre fra il luogo che si lascia e quello a cui si va incontro… Per cui capite bene come l’idea del continuo stravolgimento del rapporto spazio/tempo lo metta in agitazione… come rubargli spazi di vita…
Certo, da un po’ tutti e due, il Randagio e io,

Sogni infranti, cuori di pietra e la rabbia del vento…

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IMG_20180516_0002Voglio confidarvi di un mio sentire privato, mentre leggo nella pagina di Michele Giorgio, puntuale corrispondente per il Manifesto da Gerusalemme, dell’annuncio della ripresa dell’espansione delle colonie nella Cisgiordania occupata… dell’ok dato dalla Corte suprema israeliana alla demolizione del villaggio palestinese di Khan al-Ahmar, nel governatorato di Gerusalemme… della morte, ieri, di altri due giovani palestinesi rimasti gravemente feriti dal fuoco dei tiratori scelti israeliani durante proteste lungo la barriera tra Gaza e Israele. Ahmed Qattoush, 23 anni, e Mohannad Abu Tahun, 21 anni… e tutti quei feriti, molti che rimarranno disabili, e immaginate che vita inizia ora per loro…
Ma già sembra non interessare più a nessuno.
Il pensiero fa fatica ad allontanarsi da quello strazio, anche perché ritorna un personale, personalissimo, ricordo…
Molto tempo fa, esattamente trenta anni fa, mi era capitato di incontrare una piccola delegazione di ragazzini di Palestina. Salaam ragazzi dell’Olivo,