La maledizione del Grande Cervo…
Ha fatto molta fatica a trattenere il pianto, il Gatto, in questi giorni, davanti alla foto (l’avrete vista, è girata molto) della giovane mamma capriolo e del suo cucciolo, uccisi da bracconieri nell’Alta Valle Sabbia. E non vi dico di come si sia sentito a leggere che sono stati colpiti con cartucce a pallini multipli, che provocano una morte lenta e atroce… che i bracconieri, sette, erano lì a festeggiare davanti ai corpi già macellati…
Bracconieri… ma non solo. Avevamo appena letto, io e il Gatto, della denuncia del WWF della sempre più vasta violazione delle norme che regolano l’attività venatoria, a cominciare dall’anticipo della stagione di caccia deliberato dalla stragrande maggioranza delle Regioni… passando per tutte le deroghe alle regole che tutelano la fauna, che sembrano semplicemente accontentare la parte più retrograda del mondo venatorio… per finire con le stragi anche di specie protette…
Un quadro desolante… migliaia e migliaia di animali uccisi… sacrificati a un’oscena barbarie…
“Che non è cosa che resta confinata nel mondo crudele della caccia –
Ritorno a Riace…
Ritrovando una vecchia foto di Riace… dove ero finita nell’estate del 2001.
Del progetto di accoglienza di profughi ce n’eravamo occupati, nel tg, qualche mese prima. E nelle immagini del servizio appariva tanto bellino quel borgo di origine medievale di 600 anime, accoccolato fra morbide colline, fra le montagne e il mare… così dolci i balconi delle vecchie case fiorite di corolle rosse rosse… così interessante quel progetto di vita nuova che stava nascendo, che, perché no… andiamo lì in vacanza?
Anche perché lì si stava sviluppando uno dei primi progetti di “albergo diffuso”, idea anche questa di Domenico Lucano, fra i fondatori, allora, dell’associazione Città futura. Insomma, le case rimaste vuote per via dell’emigrazione erano state rimesse a posto, grazie al progetto finanziato da Banca Etica, e affittate per brevi periodi a turisti. La rinascita inizia anche da lì, dal ridare vita a case che altrimenti si sarebbero a poco a poco spente… perché una casa disabitata muore nel gelo, e il vuoto e la solitudine ne sgretolano in fretta i muri…
E così siamo partiti, con tanto di gatto (per la cronaca Pippo, il Randagio per eccellenza) che in questa storia ha avuto una parte per nulla secondaria…
E così abbiamo conosciuto Domenico Lucano, che ancora non era sindaco, ma “volontario” pieno di entusiasmo, con tanti progetti per il suo paese… che ci ha accolti con cortesia e tante attenzioni, ché eravamo fra i turisti che rispondevano al suo “annuncio”: venite in vacanza a Riace, che non è solo il nome del luogo dei Bronzi…
L’indecenza di guardarsi negli occhi
Ormai lo sapete… il Gatto… ogni volta che viene via da un incontro in carcere, torna carico di pensieri e riflessioni, che si sa (forse) da dove iniziano, ma è difficile capire dove vanno poi a finire… abbiate pazienza (la “virtù” più praticata in quel delle prigioni), e cercate di capirlo…
Questa volta il Randagio è tornato carico del pensiero di uno sguardo…
Già, oggi che difficilmente ci si ferma a sostenere per più di cinque minuti (cinque? che dico… il battito di qualche secondo) lo sguardo dell’altro… così istericamente presi come siamo fra i mille impulsi che ci attanagliano, e che per lo più si riassumono tutti in uno schermo di cellulare, mille velocissimi richiami e contatti virtuali… che dopo un secondo non sono già più…
Forse è per questo che dopo un colloquio in carcere gli prende, al Randagio, un sottile giramento di testa. Pensate, sostenere per due, tre ore, lo sguardo di una persona che mai allontana gli occhi dai tuoi…
Le cose che ti vengono a cercare
Le cose che ti vengono a cercare… “Quanto mai vero!”. ho pensato appena finito di leggere il racconto di Lauretta Chiarini che così s’intitola…
Quanto mai vero, pensando a questo libro rimasto rintanato per un po’ di mesi da qualche parte, nei meandri della mia distrazione… e che poi tre giorni fa si è fatto strada fra la confusione dei miei libri e delle mie carte accumulate sul pavimento per dirmi: “Insomma, sono qua.. mi vuoi appena appena sfogliare?”
Va beh, ti sfoglio appena… ho tanto da fare… e poi “una libraia, un ragazzino, un barista, una prostituta. E un cadavere” leggo in quarta di copertina… i gialli, confesso, non mi hanno mai attirato molto…
Ma come non rispondere all’invito di chi ti viene a cercare? Così ho iniziato a leggere e poi… non ho potuto che portarmelo dietro nel bagaglio per l’ultimo spostamento in treno… cinque ore… e non ho potuto che arrivare fino all’ultima pagina…
Subito conquistata dai tre personaggi intorno ai quali tutto si snoda…
Il miracolo di cinque euro
“Cinque euro. Ma noi cosa ci possiamo fare con cinque euro?” mi ha chiesto l’altro giorno il Gatto.
Ho iniziato ad elencare… “Un caffè, due cornetti e un bicchiere d’acqua. Forse neanche questo se seduti al tavolino, e poi dipende dal bar… Oppure, mezzo chilo di pane e un chilo e mezzo di pasta, ma nemmeno questo se il pane è di quello ai cinque cereali… Cinque euro… il boccale di birra, media, quando una pizza con amici.. due pezzi di pizza al taglio se in piedi in rosticceria… ah, beh, con un po’ di pazienza e tempo da perdere rovistando sui banchetti dei mercati, anche una o due magliette di marca, sempre che ti piaccia il fuori moda o l’usato…e comunque se le sai portare fa pure chic”
“Cinque euro… davvero poco, quasi niente …” ha concluso il Randagio scuotendo la testa avvilito. E un po’ mi è dispiaciuto di questo suo turbamento che ancora non lo abbandona…
Tutta colpa mia, che gli ho parlato dello stupore con cui mi hanno pur ringraziato tre persone, tre donne, che la vita e le distratte, feroci dinamiche dell’oggi vogliono respinte ai bordi del nulla…
Il primo giorno di “non scuola”…
Torno a parlare di rom… e come non pensarci, adesso che le scuole riaprono. Ma non per tutti…
Pensando ai bambini e ai ragazzini del Camping River, a Roma, campo sgombrato poco più di un mese fa, con il solito rituale di ruspe e forze dell’ordine “in assetto da guerra”…
La storia non finisce qui… giovedì scorso le famiglie Rom hanno provato a rientrare nelle loro case di Camping River, dove abitavano da quindici anni, ma poi ne sono state ributtate fuori. Mentre il rappresentante legale di Nazione Rom ha presentato una denuncia penale contro i responsabili dello sgombero ( il ministro degli interni, il sindaco di Roma, il responsabile dell’ufficio Sinti e Rom.. e via via discendendo per li rami…). per uno sgombero definito illegale, e vale la pena di ascoltare i dettagli della puntuale denuncia inviata venerdì in procura (https://www.youtube.com/watch?v=pFg6lj4HCQ0). Vedremo come andrà a finire…
Ma non è vicenda che mi riesce di buttar facilmente alle spalle… pensando soprattutto al trauma dei bambini che hanno visto ancora una volta calpestata la loro vita.
Appuntamento a Sollicciano, dunque..
Appuntamento a martedì, a Sollicciano, al Gozzini, per la presentazione del libro di Giovanni Farina. Questo il testo dell’introduzione…
“Da qualche anno scambio con Giovanni Farina lettere. E a poco a poco ho conosciuto la sua storia. Ha iniziato, Giovanni, con qualche accenno alla sua condizione, le difficoltà, le durezze, le tappe di una vicenda giudiziaria, a tratti kafkiana, che toglie il respiro. Respiro che a singhiozzi torna, con le immagini di un mondo intimo che piano piano si svela. Piano piano, a partire da qualche cenno, da eco di ricordi, ansie di nostalgie, per poi tutto prorompere… Perché le lettere dal carcere molto presto escono dai binari della forma e della cortesia fra estranei. Si diventa in qualche modo subito intimi. Anche se mai c’è occasione d’incontrarsi. Chi scrive dal carcere non ha tempo e pensieri da perdere. I suoi, Giovanni Farina li appunta tutti. Tutti i pensieri e tutto il suo tempo, come nelle pagine di un diario lungo quanto i giorni della sua prigionia. Che corre parallelo a quello delle pagine fatte di udienze, di sentenze, di ricorsi, note, appelli, a affollare il percorso giudiziario che lo imbriglia.
Me li ha snocciolati nel tempo, Giovanni, i pensieri del suo diario. Pagine allegate alle lettere che mi ha inviato. Prima con cautela, un po’ alla volta, poi sempre un po’ più ‘osando’… e così mi sono trovata inondata da un mare di pagine, che alla fine mi ha chiesto in qualche modo di curare. E non è stato facile.
“La sposa è bella ma è sposata a un altro uomo”
“C’è stato un tempo, un giorno,
in cui il lamento di un uomo,
in lontananza,
muoveva milioni di uomini e donne,
ricordandoci che quel lamento
altri non era che l’eco del proprio respiro.
Siamo forse fuori dal sogno?
Ricominciamo il nostro viaggio,
ricominciamo a sognare…”
Versi da una poesia di Cosimo Crisafio, poeta che non conoscevo. Le letture, le più belle, sono spesso incontri che la vita regala a sorpresa… Questa mi viene incontro dalla pagina di Patrizia Cecconi, che ha la Palestina nel cuore e, fra le tante cose, presiede un’associazione di solidarietà con quella terra…, e come non pensare al lamento che da quella terra viene ma che solo a tratti sentiamo, come una nota sottile di violino che stride… giorno dopo giorno… Eppure nasce lì, nel cuore del mondo, a un passo da noi.
Ma cosa sappiamo, cosa non sappiamo davvero, a settant’anni dalla fondazione dello stato di Israele, a settant’anni dalla Nakba, la catastrofe del popolo palestinese. Eppure