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    Quadri sonori…

    pedjman_20150224151122venerdì sera, randagiando, a Roma, per Trastevere… I’inaugurazione della mostra di “Quadri sonori” di Pejman Tadayon, che sarà aperta, in piazza sant’Egidio, fino a martedì 15 dicembre. E se non fate in tempo, per saperne di più, www.pejmantadayon.it
    Il racconto dell’incontro di Daniela Morandini

    “Prima di tutto, bisogna accordare i quadri- spiega Pejman- “.
    Sì, quadri da accordare.
    E allora, torna alla mente Des Esseintes, protagonista del simbolismo francese, insieme al suo organo che non emette suoni, ma profumi e assoli di menta.
    E si scontrano nella testa anche i colori delle vocali di Rimbaud: A nero, E bianco, I rosso, U verde , O blu.
    Le tavole di questa mostra non hanno origine nei poeti delle stagioni all’inferno, ma in una cultura, lontana e antica. Eppure prendono forma anch’essi dalla contaminazione dei sensi.
    Pejman nasce, a Esfahan, in Iran, nel ’77. Studia gli strumenti della tradizione, il tar e il setar. Approfondisce il Radif, l’antico repertorio armonico persiano.(…)  Arriva in Europa, a Firenze, dove si divide tra la scuola di Musica e l’Accademia di Belle Arti. Pittore e musicista, musicista e pittore: non importa dove cominci l’uno e dove finisca l’altro. Suona con Mauro Pagani, con Massimo Ranieri, con Paolo Vivaldi. E’ attore ne “L’ultimo Pulcinella “ di Scaparro. Dirige un Ensemble, dove suoni e danza sufi si fondono con la poesia dei grandi mistici della sua terra: Jalalludin Rumi, Hafez, Omar Khyyam. Sono versi di armonia e di pace tra le culture:
    Un popolo sprofonda in pensieri di religione e di fede/. Un altro è sicuro di aver trovato la certezza./Un giorno arriverà una voce che/ temo dirà:la via da seguire non è proprio/ né l’una e né l’altra.
    Cosi’, intorno al 1100, scriveva Khayyam, poeta,astronomo e matematico persiano.
    E questa filosofia traspare dalle immagini dipinte. Sono figure femminili fermate nell’attimo di una danza. Mani che invocano un centro ocra e cobalto. Cavalli e cammelli emersi dal colore e sospesi nel movimento. Profili di moschee che reinventano la perfezione della simmetria e le differenze dei particolari. E’ materia pittorica che passa attraverso il suono, perché le corde musicali percorrono le tele, per creare nuove architetture ed equilibri. Così il quadro diventa cassa armonica . Ecco perché deve essere accordato. E non importa se restano i segni,perché e’ proprio il graffio una caratteristica dello sfiorare le corde.
    E mentre altri musicisti dell’Ensemble di Pejman improvvisano con chitarre, fiati e percussioni, Barbara Eramo fa vibrare le corde sulle tele. La sua voce mediterranea di Puglia, scivola sulle note di una Persia arcaica: pare il canto di una sirena per mari che non finiscono mai.
    Ora che i quadri sono accordati, anche la vocalità può uscire dai colori.”
    Daniela Morandini

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