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    Sirene. Da un’altra riva

    Prima di partire, per il Marocco. Un saluto, con un brano della follia di Moha (sì, Moha il folle, di Tahar Ben Jelloun). Ecco: “I miei figli? Non li vedo mai. Credo si vergognino di me. Hanno paura della follia. Allora un giorno gli ho detto che la follia non è ereditaria. Peccato! Perché, vedi, vivono senza poesia, senza generosità, senza tenerezza. Si occupano di affari. Vanno a gran velocità sulle strade. Un giorno perderanno la vita alla luce del sole. E’ una cosa indegna!. Ebbene- tu, non dimenticarmi, sai. Una sera ce ne andremo, come facevamo una volta, a parlare del mare. Ti ricordi? Parlavamo fino a quando appariva la sirena. Che splendore! Che emozione! A me mancava il fiato, e tu restavi a bocca aperta con la saliva agli angoli delle labbra. Per lo meno  avevamo questa gioia e questo potere, unico al mondo, di far uscire le sirene dal mare e di ballare sulla sabbia fino al mattino…”. Prima di partire. Aspettando le sirene. ( “Moha il folle, Moha il saggio” Tahar Ben Jelloun. Feltrinelli)… A novembre!

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