Viaggiando, superveloci in seconda classe. Rosso, argento, azzurro… non ricordo il colore, ma insomma su uno dei treni che sfrecciano che più veloci non si può tra una città e l’altra. E sentire, mentre il treno si allontana dalla stazione, una voce metallicamente cortese, che da un altoparlante pronuncia frasi… per dire che bene, che tutto è a posto, che presto si arriverà ovunque si voglia arrivare, e che sul treno la pulizia è assicurata (perché non dovrebbe esserlo?), e che anzi si aggirano fra i vagoni addetti alle pulizie dei gabinetti, ai quali è (persino!?) possibile rivolgersi in caso qualcosa non vada esattamente come dovrebbe andare, a proposito di pulizia dei gabinetti, naturalmente. Sciccherie da treni di lusso, naturalmente… Ma poi accade, ancora, di essere questa volta sorpresi dalla stessa voce garbatamente metallica che dall’altoparlante annuncia, a tutti, che presto in prima classe i viaggiatori saranno confortati con caffé, cornetti, spumante… Esclusivamente quelli di prima classe, naturalmente. E che tutti gli altri lo sappiano, che la differenza di classe è differenza di classe… Ancora stupendosi, della volgarità ormai imperante che questi annunci ha dettato… dei solchi sempre più profondi, e più larghi, scavati a dividerci, e allontanarci, a colpi di monete, gabinetti e brioches…