Oggi che si celebra la Pasqua dei cristiani il pensiero va alla terra di Palestina, dove duemila anni fa è stata scritta la fiaba dei Vangeli, e dove si trovano i luoghi sacri più importanti di ognuna delle tre religioni monoteiste… e il racconto per questo giorno è la storia dei Tre anelli… un’antichissima parabola orientale che ha attraversato i secoli, come ce la racconta Nathan il saggio, storia, ci dice, del folle bisogno di avere il dio migliore e imporlo al mondo intero…
Siamo a Gerusalemme. Al tempo delle Crociate. Il Saladino, che è musulmano, chiede a Nathan, che è ebreo: qual è la vera fede? L’Islam, l’Ebraismo o il Cristianesimo? Nathan risponde raccontando questa storia. “Tanto tempo fa in Oriente viveva un uomo che possedeva un anello d’inestimabile valore. La sua pietra, un opale dai cento riflessi colorati, aveva un potere segreto: rendeva grato a Dio e agli uomini chiunque la portasse con fiducia. L’uomo lasciò l’anello al suo figlio più amato; e lasciò scritto che a sua volta quel figlio lo lasciasse al suo figlio più amato. E che ogni volta il più amato dei figli diventasse, per forza dell’anello, il capo e il signore del casato…Di figlio in figlio l’anello giunse alla fine a un padre di tre figli che, inacapace di dividere il suo amore, promise l’anello a tutti e tre. E, vicino al momento della morte, ordinò a un gioielliere due anelli perfettamente uguali al suo. L’artista fu talmente bravo che nemmeno il padre fu in grado di distinguere l’anello vero dai falsi. Allora chiamò i figli uno per uno, li benedì, a tutti e tre donò l’anello, e morì”….
E così si rischia di scoprire che Terribili Cavalieri dell’Apocalisse sonnecchiano nascosti nel cemento dei pilastri delle case. Non sono fatti né di carne né di fuoco. Ma sanno di sabbia e di sale. Non sfoderano spade. Magari ne fossero armati. Ma si corrodono e corrodono le nostre fondamenta. E si sfarinano come pasta frolla. E altri, ancora. Sono a volte dentro di noi. E fra noi. Terribili e affamati, solo dell’oggi. E perché non sono né caldi, né freddi, ma tiepidi dell’incuranza, la Terra, li vomiterà dalla sua bocca.
“… e vidi come fu aperto il sesto sigillo; nacque un gran terremoto e il sole si fece nero come un sacco di crine, e la luna quasi tutta di sangue; e le stelle del cielo caddero sulla terra come il fico getta i suoi frutti acerbi quando è scosso da un gran vento; e il cielo si restrinse come un libro che s’avvolge; e ogni montagna, ogni isola si spostavano dai loro luoghi…” Rileggendo l’Apocalisse di Giovanni, l’inventario delle sofferenze umane… mentre i profeti oggi come allora, ancora rimagono inascoltati. Qualcuno li chiama “imbecilli”. Oggi come allora, forse. In più, qualcuno oggi li denuncia. Per procurato allarme. E l’imputazione suona grave e beffarda. Oggi.
Leggendo dell’ultimo tremendo atto della Controriforma che avanza… pensando a un gruppo, nel quale unirsi per restare vicini, e provare a difendersi l’un l’altro, oggi che vogliono immolarci all’altare di chi disprezza a tal punto la vita da volerne rendere insopportabile e orrendo il momento altrimenti sacro della morte… Lo si potrebbe definire club, che è già cosa che mette almeno un pò d’allegria. Club “Liberi di Vivere, Liberi di Morire“, ad esempio. Pensiamoci.
… e stamani sono già un folla di grida… rilanciate da un lato all’altro, da un lato all’altro del quadrilatero segnato dalle facce di palazzi. Si incrociano, si scontrano, scambiano traiettorie… da un lato all’altro tessendo passi di danza di streghe… e grida di sabba… Ancora voli, padroni di questo pezzo di cielo… che si macchia di bianco… d’ali distese…
Un pensiero. Che va al ricordo di una fioritura. Che fu piuttosto esplosione di corolle. Lo scorso anno. In attesa della primavera. Che infine arrivi…