Ricordate “La trappola del fuorigioco”? Bellissimo libro di Carlo Miccio che, narrando una condizione che ben conosce, ci conduce attraverso le dinamiche di una famiglia dove si annida ed esplode il disagio mentale. Lo sguardo è quello del bambino che, crescendo e diventando infine adulto, si confronta con la malattia del padre, mentre tutto legge attraverso la metafora del gioco del calcio. Una storia che riguarda anche tutti noi, anche perché sullo sfondo è la storia del nostro paese…
Gatto Randagio ne aveva parlato (https://www.remocontro.it/2017/06/11/comunismo-johan-cruyff-la-trappola-del-fuorigioco/ ). E ne riparla, oggi, perché questo libro continua a essere occasione di narrazione del nostro tempo, oggi con un incontro inaspettato. Quello dell’autore con cinque donne recluse nella sezione femminile di Alta sicurezza del carcere romano di Rebibbia. Susanna Berardi, Maria Cappello, Barbara Fabrizi, Rossella Lupo, Vincenza Vaccaro… qualcuno le ricorderà, fra i nomi del terrorismo che fu, in carcere da trent’anni e anche più. “Irriducibili” le chiamano, un “marchio” quasi da far paura… Eppure da quest’incontro è nato uno scambio di pensieri intensissimo e pieno d’umanità, a cui lascio la parola…
La trappola del fuorigioco 2
Cristiani e no
Ma che cos’è un cristiano? Persino un Randagio che si professa (forse) non credente inizia a chiederselo, dopo aver saputo con stupore di un ministro con Vangelo in mano e rosario in tasca che… “se li prenda in Vaticano”… “legittima difesa sempre”… “censiamo i rom”… e non sto ad allungare lo scandaloso elenco con cose che sappiamo… Vorrebbe, il Gatto, tutto liquidare con un frettoloso pensiero all’ipocrisia di certa cultura cattolica benpensante che pure fa parte di questo paese… Calma, gli ho detto. Non è domanda da poco… e ho cercato riposte per lui…
Dunque.
Una prima risposta l’ho trovata qualche giorno fa nella sala consiliare del terzo municipio di Roma. Un sempre appassionato, stupefacente, Gerardo Lutte era lì a ricordare con i compagni di un tempo la lotta condotta, negli anni a cavallo tra i ’60 e i’70, al fianco dei baraccati delle periferie romane (baraccati… gli zingari di allora…) ma anche, soprattutto, a parlare di quel tanto che c’è oggi da fare. Lutte, il salesiano belga che dalla congregazione dei salesiani fu allontanato per quel suo impegno senza compromessi al fianco di chi si vuole ai margini, e che ha poi spostato quell’impegno in Guatemala, dove ha fondato un’associazione, Mojoca, che si occupa del recupero dei ragazzi di strada. E anche
La forma dell’acqua
C’è qualcosa che non va… qualcosa che non quadra… mi era subito sembrata “strana”, oltre che drammatica e scandalosa, la notizia del ragazzo di origine ecuadoregna, venti anni, ucciso a Genova con cinque colpi di pistola, cinque colpi di pistola non alle gambe, alle braccia, ma in punti vitali, nel corso di un “Tso”. Tso, trattamento sanitario obbligatorio…
Cinque colpi di pistola? Trattamento sanitario obbligatorio? Non sarebbe la prima volta di un tentativo di Tso con esiti così drammatici (ma questo naturalmente non può giustificare…), ma… leggo di Tso, eppure si parla solo di un intervento di polizia?
Allora, che volete, ho chiamato lo psichiatra Peppe Dell’Acqua che, attraverso la sua rete di collaboratori e conoscenza, mi racconta di un’altra storia, diciamo più complessa…
Jefferson Tomalà, intanto, non era mai stato in cura presso i servizi psichiatrici, né era conosciuto come “persona pericolosa”.
Il giardino e la sua anima…
C’è un momento della giornata che riempie di gioia il cuore del Randagio… Quando, terminate le lezioni a scuola, finiti (chissà…) i compiti, un’orda di ragazzini schiamazzanti riempie di voci e giochi i vialetti del giardino condominiale. E le grida, i tonfi, gli acuti, lo scalpiccio… salgono fino alle nostre finestre come pazza musica di una banda scalmanata…
Voci, sembra, d’altri tempi… di quando i bambini potevano godere di spazi aperti e liberi ben più di quanto possano adesso, blindati come troppo spesso sono fra mura d’appartamenti e percorsi virtuali che, come e più che l’antro dell’orco, imprigionano corpi e menti…
“Avanti, andiamo! Nel giardino segreto…”. Lo hanno chiamato così, quasi fossero consapevoli di quanto sia prezioso, e raro, e da nascondere a possibili esseri maligni in agguato, questo loro piccolo immenso mondo.
Ragazzini fortunati, nel nostro condominio…
Un giorno e una notte
Ho appena iniziato a leggere… e avrei cercato anche di andare avanti in fretta, per arrivare subito alla fine delle quasi quattrocento pagine… ma subito ho capito che mi prenderò il tempo necessario per andare avanti con la calma che merita, pagina dopo pagina, per gustarne ogni racconto, ogni riga, ogni respiro… e non sarà cosa di un giorno, per scorrere tutte le centocinquantasette “favole di comunità” di “Un giorno e una notte”, l’ultimo lavoro di Pietro Tartamella. Pietro, fondatore di cascina Macondo e, insieme ad Anna Maria Verrastro che ne è presidente, ideatore dei mille progetti che a Cascina Macondo nascono… sempre sorprendenti. Come questo libro, che in realtà nasce da un grande progetto: una scrittura collettiva alla quale hanno partecipato bambini, studenti, detenuti, persone con disabilità… tutto il complesso, variegato mondo che gira intorno alla Cascina…
Un lavoro davvero affascinante che Pietro mi ha spiegato così: “Ci sono fiabe di detenuti, bambini, studenti delle medie e del liceo, ragazzi disabili, e di alcuni scrittori che frequentano cascina Macondo. Abbiamo letto favole di Esopo, ne abbiamo capito la struttura. Poi hanno scritto proprie favole. Quindi lettura ad alta voce e commenti e aggiustamenti suggeriti dal gruppo. Quindi nuova stesura con le correzioni. Sì, un lavoro affascinante…”
corre troppo questo treno…
Leggendo… dell’addio al sogno di volare sulle rotaie da Roma a Milano in due ore e 40 minuti, alla “supersonica” velocità di 350 chilometri l’ora… Il ministero delle infrastrutture e trasporti ha deciso: troppo oneroso e troppo faticoso, per ridurre quei dieci minuti di viaggio o poco più…
Gatto Randagio, non vi nascondo, ha tirato un sospiro di sollievo e con una certa soddisfazione si è stiracchiato sulla poltrona della Freccia che, venerdì scorso, lo portava verso il nord…
Perché il Randagio, devo confessarvi, in nessun posto si sente a suo agio come su un treno in movimento. E non importa quanto lungo sia il tragitto se il cammino diventa meta, e la meta è lo spazio di libertà che si apre fra il luogo che si lascia e quello a cui si va incontro… Per cui capite bene come l’idea del continuo stravolgimento del rapporto spazio/tempo lo metta in agitazione… come rubargli spazi di vita…
Certo, da un po’ tutti e due, il Randagio e io,
Sogni infranti, cuori di pietra e la rabbia del vento…
Voglio confidarvi di un mio sentire privato, mentre leggo nella pagina di Michele Giorgio, puntuale corrispondente per il Manifesto da Gerusalemme, dell’annuncio della ripresa dell’espansione delle colonie nella Cisgiordania occupata… dell’ok dato dalla Corte suprema israeliana alla demolizione del villaggio palestinese di Khan al-Ahmar, nel governatorato di Gerusalemme… della morte, ieri, di altri due giovani palestinesi rimasti gravemente feriti dal fuoco dei tiratori scelti israeliani durante proteste lungo la barriera tra Gaza e Israele. Ahmed Qattoush, 23 anni, e Mohannad Abu Tahun, 21 anni… e tutti quei feriti, molti che rimarranno disabili, e immaginate che vita inizia ora per loro…
Ma già sembra non interessare più a nessuno.
Il pensiero fa fatica ad allontanarsi da quello strazio, anche perché ritorna un personale, personalissimo, ricordo…
Molto tempo fa, esattamente trenta anni fa, mi era capitato di incontrare una piccola delegazione di ragazzini di Palestina. Salaam ragazzi dell’Olivo,
Anima Mundi
Lunedì prossimo, con “Anima Mundi”, il concerto di Roberto Oltzer, Deborat e Prashant Mishra (nell’ordine piano, sitar e tabla) si conclude il ciclo di concerti di “Prima” …
Ecco cosa ne scrive Maria de Martini, “titolare” di Prima…
“La “spiritualità” è la principale caratteristica di questo’ ultimo concerto. Gli ospiti sono artisti di fama internazionale, in grado di coniugare tra loro le varie arti di natura etnica e non.. ed hanno definito il loro progetto «un modo per raccontare qualcosa in più e cercare qualcosa che manca in sé, così come un’occasione per aprire menti e cuori»… Roberto è un caro amico e lunedì mi regalerà questa “chicca” molto preziosa…non perdetevela, è un’ occasione irripetibile!
Dove la parola non arriva
Il primo giugno si inaugura a Villa Lagarina ( Trento) , una mostra di disegni di Mario Trudu. ovviamente saremo lì…
A cura di: Comune di Villa Lagarina
Palazzo Libera
Via Garibaldi, 12 – Villa Lagarina
La mostra è a cura dell’Associazione Stefano Frapporti – Cabana. Inaugurazione venerdì 1 giugno 2018 alle 18.30, con la partecipazione di Francesca de Carolis, curatrice dei libri di Mario Trudu. Evento collaterale venerdì 15 giugno alle 21.00: “Non è sogno (la vita)”, proiezione del progetto di film di Giovanni Cioni
“Sono nato ad Arzana e sou fieru de essere alzanesu (e sono fiero di essere arzanese), così da ragazzo ho appreso un po’ di regole della mia terra. Penso che quelli nati in quel luogo, in quel periodo e galu prima (e ancora prima), siano essi uomini che donne, siano persone forti da superare qualsiasi disastrosa avversità. Io per mia disgrazia ho scontato quasi 40 anni di carcere, e credo che possiate immaginare quanto possano essere stati duri. C’è tutta la vita di un uomo, avvolta dalla malasorte, e per quanto riguarda il mio caso posso con forza affermare avvolta dalla mala justithia. E se sono vivo, questo conferma che quelle regole quei principi rendevano le persone forti, persone che non sanno cosa vuol dire arrendersi e sono convinto che per la dignità dell’uomo sia tutto questo importante”.
I Gatti di Istanbul… Kedi, un film da vedere
Questa settimana Gatto Randagio si è perso per le strade di Istanbul. E ne è rimasto incantato. E come poteva essere diversamente, direte voi. Un posto che incanta chiunque vi si avvicini…
Certo, ma questa volta si è trattato di un incontro davvero fuori dall’ordinario. Il Randagio Istanbul l’ha conosciuta affidandosi allo sguardo di sette gatti, sette splendidi esemplari dell’enorme folla di felini che da migliaia di anni popola la città…
Sari, Bengu, Aslan Parçasi, Psikopat, Deniz, Gamisz, Duman. Bei nomi “gatteschi”, per i protagonisti di un sorprendente documentario, “Kedi, la città dei gatti”, di Ceyda Torun, giovane regista che a Istanbul, dove è nata, ha trascorso l’infanzia, prima di trasferirsi con la famiglia a New York, passando per Amman… e nella sua città d’origine è ritornata per rendere omaggio a quei gatti “senza i quali credo la mia infanzia sarebbe stata infinitamente più solitaria, e io non sarei la persona che sono oggi”.
E che bella persona è sicuramente oggi, si è detto riconoscente il Gatto, se ha voluto, e c’è splendidamente riuscita, raccontare tutto ad altezza di felino. Il documentario che ne è nato è una lettera d’amore alla città e a quei gatti che di Istanbul da sempre incarnano l’anima, la cultura, l’indescrivibile caos, e ne sono, racconta la regista, l’unica vera costante… mentre intorno molto col tempo è cambiato, e ancora cambia, e della sua Storia, i gatti, sono i testimoni…