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    Zia Teresa

    Ancora, uno sguardo da un’altra riva. Questa volta obliquo. O discosto piuttosto dall’obiettivo che guarda. Perché anche questo è eleganza, di un tempo che fu. Uno sguardo poggiato. Sul mondo, senza bisogno di guardarlo, il mondo. Lo sguardo della zia Teresa, che una voce, chissà, di nipote lontana, suggerisce di raccontare così.

    La zia Teresa, zia della nonna Antonietta, mamma di Enzo, mio padre. Vivevano a Crespino, in provincia di Rovigo, non lontano da Venezia. Dove Sandro Bolchi ha girato  “Il mulino del Po”,  ma, soprattutto, dove precipitò Fetonte. Lo testimoniano ancora oggi i pioppi:  sono le sue  sorelle, le  Elidi, tramutate in alberi da Giove, per placare la loro disperazione. E lo dimostra anche la piazza principale, che si chiama ancora come il figlio  di Elio. Proprio in piazza Fetonte, viveva Teresa, che aveva sposato Luigi, un aitante giovanotto con la piu’ bella ferramenta del paese. Piu’ che una ferramenta,sembrava un negozio di dolci. Grandi vasi di vetro pieni di chiodi, che sembravano lucidati uno per uno. Martelli, pinze, tenaglie, cacciaviti, disposti in ordine per grandezza, come nell’animazione di un’avanguardia sovietica. In casa, le porte erano di vetro. Il pavimento rosso rosso.
     Un corridoio un po’ buio portava in un salottino. In alto c’era uno specchio rettangolare, inclinato, e la fotografia del Carlo, un bell’ufficialetto  con la divisa della seconda guerra mondiale. A sinistra c’era la cucina, grande, che dava sul giardino. Da li’ si arrivava sul Po, esattamente  dove era annegato Fetonte.

     -Volete un  liquorino?- diceva sempre la zia Teresa, e portava dei bicchierini talmente piccoli che non bastavano neanche ad una bambina. Al piano di sopra c’erano le camere da letto, ma era sottointeso che  non  ci si poteva andare. Solo Carlo andava su e giu’.  Carlo è il Professore di Crespino. Ha insegnato italiano e latino a tante generazioni di contadini. Non si è mai sposato. Da piccolo aveva conosciuto anche un garibaldino. L’unico che da quei luoghi di Fetonte aveva seguito il Generale. Aveva insegnato attraverso due guerre, ed era diventato preside, ma per tutti e’ rimasto il Professore.

    Quando Teresa e Luigi se ne sono andati, Carlo ha venduto la casa in piazza Fetonte ed e’ andato a vivere in un centro per anziani che sembra essere stato progettato a Stoccolma. Ma e’ proprio all’ingresso di questo paesino. . . Ognuno ha il suo appartamento autonomo, e i servizi sono centralizzati: ristorante, palestra, infermeria… tutto quello che serve. All’ingresso, c’e’ la rastrelliera per le biciclette.
    Carlo adesso ha 98 anni. Tutte le mattine pedala per alcuni chilometri lungo il Po, dritto come un fuso. E’ un po’  sordo, ma insomma…..…

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