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    la cicogna crocifissa…

    cicogna-campanileNon so se questo mese sia stato più crudele di altri… l’elenco delle turpitudini che, armati di feroce stoltezza, compiamo sugli animali, è sempre infinito. Ma c’è un episodio che tutta la nostra superba cattiveria sembra così bene, più di ogni altro forse, raccontare…
    La morte della cicogna, infilzata, sulla cima del campanile di una chiesa, da croci di ferri messi lì perché non tornasse al nido. C’è un video che ne registra l’atroce fine. E’ difficile guardarlo fino in fondo, ma, coraggio, dategli appena uno sguardo… …
    Non so quale voce si potrà più alzare da quella chiesa … verso quale dio… Ma non importa se l’artefice della trappola sia stato un prete, come è stato scritto, o altri. A quegli spuntoni rimane inchiodata, definitivamente trafitta, la nostra presunta umanità.
    Come non leggere nell’agonia di una bianca cicogna, accanto al suo nido, la morte di tutto quello che di buono e di bello da sempre è simbolo.
    Avevo letto che in alcuni paesi d’oriente le si attribuiva il potere di far concepire con il solo sguardo… Avevo letto che era anche simbolo di pietà filiale, perché si credeva nutrisse i propri vecchi…. Avevo letto che la cicogna, come l’airone sterminatore di serpenti, come l’ibis avversario del male, è pure simbolo del Cristo… Come non pensare che inchiodati a croci di ferro sono tutti i sentimenti e le attenzioni e l’amore per le creature del mondo che non sappiamo coltivare più, come a una croce, duemila anni fa, fu inchiodato il folle che invitava ad amare ladri e prostitute…
    Scusate il turbamento, ma l’immagine della cicogna trafitta si accavalla insistente a un ricordo che mi era dolce…
    Era valsa la pena di salire fin su una terrazza, su su per i tetti di Marrakech, un giorno d’autunno inoltrato, per vedere, sopra una sporgenza di mura, in bilico, sembrava, su quel che restava di un bastione corroso dal tempo, una coppia di cicogne. Due splendidi uccelli che stavano ritti sul nido intrecciato di rami secchi. Avrei passato ore a guardarli, immobili nel sole. Poi uno dei due, il maschio ho pensato, si è spostato sul ciglio estremo del tratto di muro, per poi subito tornare accanto alla compagna, piegare il capo all’indietro, fletterlo in avanti, e iniziare a battere il becco veloce. E il battito della risposta di lei… Ne è nato un canto che ha sovrastato le voci convulse della folla laggiù in strada. Scambi, fra loro, di parole, leggere. Di felicità, ho pensato. In attesa del trascorrere dell’inverno. Prima di ripartire per attraversare il mare e ancora una volta raccontare a noi il ritorno della primavera, a risvegliare le nostre sopite radici…
    Ma quante trappole sul loro cammino…
    Ricordate la vicenda della cicogna che quattro anni fa fu “arrestata” in Egitto? Ne parlarono in molti, una storia che un po’ faceva “colore”, un po’ sorridere… La cicogna fu arrestata perché sospettata di essere strumento di spie, per via di un congegno elettronico che un gruppo di ricercatori francesi le aveva applicato sulle ali, in realtà per monitorare le migrazioni. Ma, sapete com’è… con l’aria che tira… magari quel congegno era una bomba, magari un registratore-spia, la cicogna una Mata Hari dei cieli… Non fu difficile accertare di cosa si trattasse davvero e la cicogna, riconosciuta la sua innocenza, fu liberata. E fu ben triste leggere in seguito che fu catturata e uccisa da qualcuno che la portò in tavola…
    Rimane l’immagine di quegli ultimi suoi giorni, prima della breve ritrovata libertà, trascorsi dietro le sbarre di una prigione. Lo sguardo mesto, il capo chino che sembrava interrogarsi, senza trovare risposte, per quella prigionia che l’ignoranza e l’idiozia degli uomini, le avevano inflitto.
    Ne avevo fatto l’immagine di testata della pagina di “Urla a bassa voce”, una raccolta di testimonianze dal carcere. Nulla meglio dei suoi occhi e del suo capo chino, a cercare ragioni e non trovare risposte ( risposte accettabili), al perché del trattamento che riserviamo a uomini e animali, troppo spesso prigionieri della nostra feroce stupidità.
    Tornando al delitto della cicogna uccisa sul campanile della chiesa… di quell’uccello che pure sempre è stato uccello del buon augurio…
    Era stato accolto come segnale di buon augurio anche il grande albatro che si era fermato sull’albero della nave travolta dalla tempesta…. Ma con atto crudele, e soprattutto assolutamente gratuito, il marinaio della favola buia di Coleridge l’uccide…
    “Povero me, ! Che truci sguardate / Mi toccarono da giovani e vecchi/ Al collo, al posto della croce, mi venne appeso l’Albatro”.
    E di qui (l’avrete letta, immagino, la “Ballata del vecchio marinaio”) l’inizio della catastrofe, e l’uscita dal mondo, dal mondo certo, lo spalancarsi del soprannaturale, l’angoscia dell’inconscio… se il cerchio è stato per sempre spezzato…
    Il vecchio marinaio non morirà nella tempesta, sopravviverà alle sciagure che seguiranno, ma vivrà per espiare, trascinandosi nel peso del rimorso. Vivrà per raccontare la sua storia, perché sia da insegnamento al mondo.
    Ma il mondo sembra abbia ben poco imparato…

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