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    Linguaggi…

    Leggendo, il prezioso libretto di Zagrebelsky sulla lingua del nostro presente. Quasi un notebook dove è appuntato cosa è accaduto in questi ultimi anni al nostro parlare. Alle parole, deformate e usurpate nei modi di un linguaggio pubblico che è diventato, ahinoi,  anche privato. Sintomo “di una malattia degenerativa delle vita pubblica, che si esprime in un linguaggio stereotipato e kitsch, proprio per questo largamente diffuso e accolto”, come si legge in bella evidenza sulla copertina. Leggendo, di modi e metodi che sono riusciti a far diventare parte di un lessico dell’ostilità e delle contrapposizioni persino una parola che dovrebbe rappresentare tutti e significare per noi il tutto, la parola italiani. Leggendo, di frasi, parole, ripetute e ascoltate fino all’ossessione, usate dalla politica e amplificate dai mezzi di comunicazione, fino a tessere una rete di significati che, per quanto impropri o forse proprio per questo, ci imprigionano, e sembrano dare consistenza di realtà a cose che in realtà non sono. E rendersi conto, a pensarci bene, di esserci dentro fino al collo. Anch’io, che sempre brontolo sull’uso delle parole, e attenti a questo e attenti a quello, e la precisione, e le parole sono pietre… Mi torna in mente il mio piccolo apporto, come operatore dell’informazione, a questa lingua falsata. Ecco, confesso: qualche anno fa o qualcosa di più, rivedendo un titolo per il telegiornale (il nostro telegiornale di Stato della Tv di Stato ). Nel testo c’è la parola premier (cominciava allora a comparire qua e là, all’inizio quasi di soppiatto, come qualcuno che arrivi con finta distrazione fischiettando, a far finta di nulla…). La parola è sbagliata, sollevo la questione da maestrina dalla penna rossa. Il premierato in Italia, almeno per ora, non esiste, dico. Si dice Presidente del Consiglio, dico. “Troppo lungo” taglia corto il superiore di turno. “Non entra nella riga. Si scrive premier“, ha concluso definitivo. Non mi occupo più di titoli. Da allora, non so se mai più qualcuno si sia posto il problema… Quel che è certo è che ormai in un paese che premierato non ha, sembra non esista alternativa a definire premier chi, leggi alla mano, premier non è, e chissà se mai lo sarà.

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