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    Ancora una fiaba

    “Mamma, mi racconti una fiaba?” e la mamma racconta…, quante volte… magari per farli addormentare, o anche solo per intrattenerli durante un pomeriggio trascorso in casa. Poi i bimbi crescono, le domande sono altre, più difficili, e quel “mamma., mi racconti una fiaba” ritorna come un’eco del tempo passato, e rimangono, a volte nel cassetto, i racconti inventati per loro… come ha fatto Ludovica de Nava, quando i suoi bimbi le hanno chiesto: “Perché le lucciole hanno il lumino?” La risposta, il suo racconto:

    Già, perché “C’era un tempo in cui le lucciole non avevano lumicino. Erano dei piccoli tristi insetti, un pò noiosi come le mosche, ma incapaci di mordere, attaccare altri insetti, difendersi. Come per la maggior parte degli insetti il loro cibo era il polline dei fiori, ma procurarsene non era semplice: le farfalle erano molto più grandi, e il loro volo impauriva le lucciole, che finivano con il lasciare i fiori a queste, e alle api, e alle vespe, che le minacciavano con il pungiglione, e ai maggiolini che erano più grossi e più forti…Insomma, una vita davvero dura per le povere lucciole. E ancora più difficile era trovare un fiore dove andare a dormire la notte: le farfalle, i maggiolini e i grilli andavano a posarsi sui fiori già al tramonto, e le nostre amiche trovavano sempre le corolle occupate. E poi scendeva la notte, e non sempre c’era la luna a illuminare i campi per aiutarle a trovare i pochi fiori rimasti liberi. Le lucciole perciò continuavano a vagareper tutta la notte, finché, stanchissime, si accontentavano di sdraiarsi su un filo d’erba, dove le sorprendeva la rugiada, ed era già l’alba… il sole sorgeva e le formiche uscivano dalle loro tane e iniziavano a lavorare e le svegliavano…  Le lucciole si sentivano anche inutili. I ragno sapevano costruire la ragantela, le farfalle avevano dei bei colori e un volo leggiadro, le api facevano il miele e la cera, le libellule danzavano sugli stagni, le formiche erano tanto laboriose, i grilli e le cicale riempivano deiloro canti le calde giornate, le brevi notti d’estate, ma loro… non sapevano che volare noiosamente come mosche fino a tarda notte.

    Fu proprio in una meravigiosa notte d’estate, con la luna piena che si specchiava nello stagno, che una lucciola, chiamiamola Lucilla, stanca del suo vagare in cerca di un fiore, si fermò ad ammirare lo spettacolo delplenilunio sul laghetto, e si mise a sognare…: “Ah, come sarebbe bello se potessi farmi dare dalla luna un pò del suo argento!” pensava la lucciola, e sentiva un piccolo brivido percorrerla tutta. Ed ebbe voglia di fare un tuffo nell’acqua. Lo stagno rifletteva così bene il chiarore lunare, che l’acqua verde era quasi trasparente. Faceva molto caldo e la lucciola, forse per rinfrescarsi, forse per gioco, volò sullo stagno e vi intinse il sederino. Una goccia di luna continuava a brillarle addosso quando raggiunse le sue compagne. Fu subito circondata da loro e colmata di domande: “Come hai fatto a farti quella luce lì?” “Dove l’hai presa?” “Dicci dove sei stata!” “Sì! Porta anche noi!”

    Le lucciole non sobno egoiste, così la nostra cuccioletta non esitò un minuto a condurre le sue compagne allo stagno, e queste volarono leggere sull’acqua, e intinsero i loro sederini. Che si illuminarono di gocce di luna. Da allora in poi, fu molto più facile per loro, anche nel buio più fitto delle notti senza luna, trovare un fiore su cui posarsi. Gli altriinsetti avevano un pò di timore di quelle loro lucine, e le rispettarono, adattandosi spesso a dividere con loro un fiore per dormire”

    Ed ecco svelato il segreto dalla loro luce. Parola di Ludovica de Nava

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