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    La fiaba di Sankara

    dal sito di Remo Contro, nel quale da una settimana “metto le zampe”, sotto le mentite spoglie di un gatto randagio… e per chi volesse saperne di più, segue  ( sempre su Remocontro) una riflessione un po’ più politica ( naturalmente non mia…)

    GATTO RANDAGIO Una fiaba dalla terra degli uomini integri

    “Accendendo la radio, alla ricerca vana di notizie aggiornate sul Burkina Faso, dopo aver ascoltato, giusto per caso, una decina di giorni fa o giù di lì, del colpo di stato e dei morti…, immagini piombate improvvise come una meteora in un notiziario, come accade alla realtà di quelle parti di mondo alle quali il nostro sistema d’informazione sembra impenetrabile, se non quando pregna di sangue, e  poi quasi più nulla  ( fra i pochi attenti, riconosco, queste pagine anch’esse affette da randagismo). 

    Eppure il Burkina Faso ha una storia bellissima da raccontare. Me l’ha ricordata giusto la scorsa settimana l’incontro con Gabin Dabiré, straordinario musicista burkinabè, e un po’ gatto randagio anche lui. A Roma per uno dei suoi concerti. E’ stato lui, anni fa, a raccontarmi la storia di Thomas Sankara, come il canto di una fiaba. (…)E siccome mi piacciono le fiabe, sempre la racconto anch’io. Per non dimenticare il sogno panafricano di Sankara, militare e uomo di pace ( quasi un ossimoro), che volle chiamare l’Alto Volta “Terra degli uomini integri”, Burkina Faso appunto, e che nei quattro anni che governò, guidò il suo paese nei primi passi della rivoluzione Burkinabè. Gabin sembra sempre commuoversi quando ne parla e a volte mi struggo anch’io.

    Il “presidente in bicicletta” fu chiamato Sankara, e diceva spesso: “Non possiamo essere la classe dirigente ricca di un paese povero”. Così furono avviate campagne sanitarie, una lotta alla corruzione “vera”, un programma di protezione delle risorse naturali… In quattro anni furono assicurati dieci litri d’acqua e due pasti al giorno per ciascuno. Sembra proprio una bella fiaba, no? C’era una volta un re, che era proprio una persona molto molto perbene…

    Ma sembrava funzionare fin troppo e le fiabe diventano pericolose quando escono dai libri e si permettono addirittura di provare a ridisegnare la realtà. Sankara fu ucciso. Una morte per tanti versi ancora da chiarire. Ma le fiabe lasciano tracce profonde nell’anima, anche quando non ce ne accorgiamo…

    Da un vecchio taccuino ripesco un appunto. Che mi ricorda che proprio mentre nel nostro dissennato e bel paese si stavano raccogliendo le firme per il referendum per l’acqua pubblica, contro il decreto Ronchi che apriva alla gestione privata delle risorse idriche, di là dal mare arrivava la notizia del dietro-front del governo del Burkina Faso sulla privatizzazione del sistema idrico e di quello elettrico del paese, su cui da tempo il Fondo Monetario Internazionale stava premendo per affidare a privati la gestione dell’acqua (e privati significa multinazionali straniere).

    Pochissimi a suo tempo di qua dal mare ne hanno parlato. E perché si sarebbe dovuto? Non c’era odore di sangue. E poi, ancora una volta, un pessimo, pericoloso esempio. L’Africa assetata si permette di mandare il segnale di una battaglia di civiltà che si può vincere…

    E ancora nei giorni scorsi, per un attimo è sembrato che l’ombra di Sankara tornasse, nel nome del portavoce dell’opposizione al governo adesso sciolto, Bènèwendè Sankara, che del presidente so per certo non è parente… ma in nomen homen? Chissà, magari… la partita non sembra ancora chiusa. Leggo dalle ultime che si discute di cedere il potere a un leader civile… 

    Sapete, si dice che le foglie negli anni raccolgono le storie che porta il vento: ogni foglia ha i suoi colori, i suoi segni, ogni foglia ha il suo racconto”. Parole di Thomas Sankara, come narra in un suo libro Valentina Biletta, e lo dipinge padre, che racconta ai suoi figli storie straordinarie, all’ombra di un grande albero.

    La sera dell’incontro con Gabin, che è maestro di kalimba, il suo concerto ancora ha raccontato fiabe dalla terra d’Africa. Con magia di ritmi e voce, ogni volta ascoltando penso, che è voce della Terra, che di terra è fatta e dalle sue viscere, potente, arriva. E l’Africa ha tante storie ancora da affidare al vento…

     

     

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