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    le treccine della staffetta partgiana…

    teresa-a-monte-verdeViglia del 25 aprile. E siccome appartengo definitivamente al secolo scorso (!?) oggi vi voglio raccontare di una staffetta partigiana…
    Teresa Vergalli. L’avevo incontrata nell’aprile di sei anni fa in Piazza dei Tribuni, il giorno che ricorreva l’anniversario del feroce rastrellamento del 17 aprile del 1944, quando ci pensò Herbert Kappler, ufficiale tedesco delle SS, comandante della Gestapo a Roma, a far deportare 947 romani, fra i 16 e i 60 anni. Accadeva al Quadraro, quartiere di Roma est a ridosso di Cinecittà… Quasi mille persone furono spedite nei campi di concentramento tedeschi e polacchi. Solo la metà di loro fece ritorno a casa…
    Teresa Vergalli, dunque. Era salita sul palco dopo la rappresentazione di uno spettacolo teatrale tratto dalla sua “Soria di una staffetta partigiana”, Annuska, il pezzo teatrale.. Mi colpì molto la sua figura minuta e gentile. Ma come fatta di fil di ferro, avevo pensato, ascoltandola raccontare del passato, e poi anche di presente e di futuro. Lì ancora a fare da staffetta, consegnando il messaggio della resistenza a tutti quelli che la stavano ad ascoltare. Molti, nel pubblico attento, quelli che erano stati suoi alunni. Perché la “staffetta” Vergalli, dopo il tempo della Resistenza, ha passato tutta la vita a trasmettere conoscenza dalla sua cattedra di maestra.
    E dal palco, in piazza dei Tribuni, quella sera d’aprile, si sentiva forte e (…) commovente, nella sua voce, la forza di una missione mai interrotta. Una testimonianza preziosa, da non perdere, soprattutto in questi tempi mesti, in cui troppi valori, troppe conquiste, di un cammino che pure tanto è costato, sembrano a tratti svanire.
    Andai allora naturalmente subito a leggere il suo libro. In una pagina, che non riapro a caso, ritornano protagoniste dimenticate. Le donne. Che solo nella provincia di Reggio Emilia, ricorda l’autrice (che è nata a Bibbiano, nella provincia di Reggio Emilia, appunto) sono state 1188, su 9554 patrioti e partigiani. 1188, e molte allora presto lasciate nell’ombra. Pagine da riscrivere. “Non c’è soltanto la considerazione che finalmente molti riconoscono che la lotta partigiana non sarebbe stata possibile senza le donne. Le armi le trasportavano loro, i rifugi li offrivano loro, le vettovaglie e i vestiti altrettanto. Senza contare il prezioso sostegno morale. Finita la guerra le combattenti e le fiancheggiatrici non hanno vantato nulla, sono rimaste troppo spesso in silenzio. Credo che in silenzio siano rimaste soprattutto quelle che hanno pagato il prezzo più alto, le torturate, le imprigionate, le violentate”. Vale la pena di andare a rileggere questa Storia di una staffetta partigiana, (Editori Riuniti).
    Negli ultimi anni la “staffetta partigiana”, che oggi ha quasi novant’anni, la sua missione di “trasmettitrice” di conoscenza, di memoria e di democrazia continua a portarla avanti giorno dopo giorno, con garbo e ostinazione, anche in un suo blog, Il blog di Teresa Vergalli, appunto, nel quale apprendo che in questi giorni si festeggia la nascita di un suo nuovo libro, che raccoglie racconti destinati ai ragazzi.
    “Non era una notte buia e tempestosa”. Tre racconti partigiani… suggeriti da episodi realmente accaduti, dei quali alla fine sono aggiunte note storiche, luoghi, date e nomi.
    Insomma, un piccolo esercizio di memoria. Necessario. Perché, si spiega, “accadono fatti che sembrano aver dimenticato l’impegno per riconquistare la libertà calpestata e oltraggiata dal nazifascismo”. E basta appena appena guardarsi un po’ intorno…
    Tanto ci crede Teresa Vergalli, come chi a questa pubblicazione e ad altro collabora con lei, che il libro non è in vendita, “ma lo mandiamo in omaggio alle biblioteche scolastiche, ai nostri insegnanti e ad alcune sezioni Anpi che ci hanno aiutato”.
    E l’entusiasmo della ex staffetta per questo libro, pronto giusto in tempo per il 25 aprile, è incontenibile… : “Poche copie, non in vendita, eppure la considero una bella possibilità di arrivare ugualmente ai giovanissimi, dovere primario per educare alla democrazia e alla consapevolezza storica le nuove generazioni”.
    E annuncia nel suo blog; “Tra poche settimane il libro sarà messo in rete in formato ebook e quindi potrà essere scaricato da scuole, insegnanti e genitori… Per ottenere questo risultato ci sarà l’impegno divulgativo della rivista “PepeVerde” che si occupa di letteratura per ragazzi”.
    Ci sono già scuole e insegnanti che progettano letture pubbliche, ricerche di episodi analoghi, dialoghi coi nonni, approfondimenti su realtà di vita, dolori, problemi, costumi degli anni di guerra.
    Insomma, “qualcosa di buono per preparare alla libertà e alla concordia i nuovi giovani potrà arrivare anche da qui”.
    Insomma, andate ad ascoltarla, Teresa Vergalli. Con un pensiero alle sue “treccine”. Quelle treccine che aveva “ridicole”, ricordò in un’intervista di qualche tempo fa, “ma ci nascondevo i messaggi che portavo in bici ai partigiani”. Lei che finita la guerra, come tanti… “pensai solo a tornare alla normalità”. Ma “poi ho capito l’importanza di raccontare ai nipoti”.
    Dunque. Non era una notte buia e tempestosa…

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