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    Cent’anni di memoria….

    fr002Dal 28 in libreria il nuovo libro di Mario Trudu , che ho avuto il piacere di curare per Stampa Alternativa
    CENT’ANNI DI MEMORIA
    Elogio dei miei vecchi
    Con prefazione di Natalino Piras

    Rimpiange e racconta, Mario Trudu, ergastolano, in carcere da 36 anni con condanna per sequestro di persona, il tempo della sua infanzia e adolescenza, ad Arzana, paese nel cuore della Barbagia. L’autore, Mario Trudu, pastore, nato ad Arzana (Nuoro) nel 1950, nel 1979 viene arrestato con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Condannato per un delitto del quale da sempre si dichiara innocente, durante una breve latitanza è responsabile del sequestro dell’ingegner Gazzotti. Condannato all’ergastolo, ostativo (“fine pena mai” effettivo), in carcere, a Spoleto, si diploma all’Istituto d’Arte. Attualmente è nel carcere di Oristano. La sua vicenda è raccontata nell’autobiografia “Totu sa beridadi, tutta la verità. Storia di un sequestro”. Stampa Alternativa. Questo è il suo secondo libro, un racconto ricco del fascino che un ragazzino riesce a cogliere in tutto, nonostante le durezze di un ambiente molto povero e dalle regole implacabili. Incantato soprattutto dal racconto della vita che fanno i vecchi, quando la trasmissione del sapere era ancora loro appannaggio.
    La narrazione è (…) sempre dettagliata, a volte sorridente, ironica, a volte spietata. Dalle dure storie dei vecchi, scandite anche da episodi della Grande Guerra, di cui si conservano ricordi, commoventi e crudi, alle avventure del “discolaccio” allora impegnato a disertare la scuola, allo sguardo curioso e stupito per gli incontri, con la natura e con gli uomini.
    Trudu ci riporta, insieme a spaccati di vita del mondo agro-pastorale e alle sue regole, anche credenze e molte usanze del passato, con pagine dedicate anche ai giochi del tempo che fu, giochi di strada che molto insegnano, anche questi, della vita, a ragazzini divisi fra strada e la necessità di affacciarsi prestissimo alla vita adulta.
    Il testo ha innanzitutto un interesse storico-antropologico. Nelle pagine si ritrovano luoghi e personaggi che compongono la storia di Arzana, paese nel cuore della terra dei sequestri, nel secolo passato. Nei nomi, nelle vicende, l’eco di latitanti di cui la natura tutt’intorno sembra custodire i segreti. Con il racconto degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, Trudu riporta immagini e regole di un mondo contadino e pastorale che ha nella famiglia il suo punto di forza. Scritto in carcere, nei giorni di una lunghissima detenzione, il libro mette in luce quanto la forza dei ricordi e del legame con le proprie radici possano essere motivo di vita per chi dalla vita è di fatto escluso.
    La narrazione di Trudu è un flusso ininterrotto. Tutt’uno con i disegni che, fra rimandi della memoria e archetipi di vita pastorale, concorrono a comporre la trama del racconto.

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