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    La casa in riva al mare

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    Dalla sua cella lui vedeva solo il mare, /ed una casa bianca in mezzo al blu / e una donna si affacciava Maria, /è il nome che le dava lui… // Alla mattina lei apriva la finestra / e lui pensava quella è casa mia / tu sarai la mia compagna Maria, / una speranza e una follia…”

    E il ricordo di Lucio Dalla, passa, per noi, attraverso il sogno di questa follia. La follia del sogno dell’ergastolano di una delle sue canzoni più …. e non trovo aggettivi, che ancora ascoltandola oggi muove al pianto… Oggi, che appena ieri ancora qualcuno si è impiccato in una cella, perché i sogni non sempre bastano. Era un giovane di poco più di trent’anni. Si è impiccato alle sbarre della sua cella nel Reparto Isolamento Sud del carcere di Palermo Pagliarelli. Ha fatto in fretta un salto, all’ultimo verso dell’ultima strofa …

    e poi fu solo in mezzo al blu…

    Principi di Danimarca…

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    Aveva detto Kafka, che un libro doveva avere l’effetto “di un colpo d’ascia sul lago gelato della mia anima”…  più o meno la ricordo così… e questo pensiero mi si è piazzato nel cervello leggendo, fin dalle prime pagine, il libro di Carla Melazzini, “Insegnare al principe di Danimarca“. Forse all’inizio non ho sentito il rumore ghiaccio di un unico, definitivo colpo d’ascia, ma sicuramente il tamburellare di tante, incessanti picconate, come colpi, di calma furiosa, determinati, ad aprire crepe sul muro asciutto dell’indifferenza. E un colpo dopo l’altro, un colpo dopo l’altro … le brevi storie di Antonio, Enzo, Totore… e tutti gli altri ragazzi del Progetto Chance, di cui Carla Melazzini credo fosse l’anima. Il Progetto Chance, che voleva prendersi cura dei ragazzi delle periferie, e delle periferie delle loro anime. Ed è sicuramente quello che è stato fatto. A Napoli e dintorni. Ecco… era solo un pensiero urgente, dopo appena qualche decina di pagine… subito colpita dal racconto dei gesti, dei silenzi, delle afasìe, anzi, che una donna del nord ( Carla Melazzini era della Valtellina) riesce con sorprendente naturalezza a restituirci nel narrare le periferie del sud… e tutta questa sua nuova gente…

    Morire di carcere

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     Di carcere si muore.  Si muore e ci si suicida. 66 detenuti solo lo scorso anno. E di carcere può morire anche chi ci lavora. Riceviamo da Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, e invitiamo a leggere…

    La notizia di oggi. Polizia Penitenziaria, ancora un suicidio tra le fila del Personale: Ispettore della Banda Musicale del Corpo si toglie la vita in provincia di Caserta.

    “Siamo sgomenti e sconvolti. A 48 ore dal suicidio, a Formia, di un Assistente Capo di Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Roma Rebibbia, abbiamo appreso di un altro suicidio di un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria. P.M., 41 anni, sposato e con due figli, musicista della Banda musicale del Corpo di Polizia Penitenziaria si è tolto la vita questa mattina nella sua abitazione di Carano di Sessa Aurunca mediante impiccamento. Non sono ancora chiare le ragioni che hanno spinto l’uomo a compiere il gesto estremo. Siamo impietriti per questa nuova immane tragedia, anche perchè avviene a poche ore dal suicidio di un altro collega a Forma e a pochi mesi dalla tragica morte di altri appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio ad Avellino, Mamone Lodè, Caltagirone, Viterbo, Torino e Roma. Oggi piangiamo la vittima di un’altra tragedia che ha sconvolto i Baschi Azzurri, nell’indifferenza assoluta e colpevole dell’Amministrazione Penitenziaria che continua a sottovalutare questa grave realtà. Noi ci stringiamo con tutto l’affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile della moglie, dei figli, dei familiari, degli amici, dei colleghi.

    … e adesso

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    e adesso che è il disgelo… che a passi sempre più lunghi il giorno si allunga per correre ad afferrare il tempo della luce e del calore… che qua e là spuntano mimose… che si avvicina il tempo dei lillà e il tempo crudele d’aprile…

    stavano così bene al caldo … le sopite radici…

    Cuore di neve

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    Un cuore di neve, per gli auguri a Barbi, da Carmelo Musumeci, dal carcere di Spoleto. Ascoltate, la lettera di un ergastolano…

    “Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, in questi anni le lacrime versate per te sono state le più belle. Spesso il tuo amore è più forte di me, della malinconia, della tristezza e della sofferenza. Amore Bello, perdonami se non sono stato il padre che avrei voluto essere. Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, tutte le notti il mio cuore, seppur coperto da sbarre, inferriate e cemento armato, scappa da me e dalla mia cella per venirti a trovare. Molti uomini ombra pensano spesso alla morte perché è la loro unica via di fuga, io piuttosto penso a te, perché sei la mia ragione di vita. Tesoro, perdonami se non sono stato un padre come tutti gli altri. Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, il tuo amore mi ha sempre dato la forza di combattere e di non arrendermi. Il mio mondo e il mio futuro stanno scomparendo insieme alla mia vita, eppure io ti amo come il primo giorno che mi hanno portato via da te. Barbi, perdonami se sei cresciuta senza di me accanto. Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, molti ergastolani hanno bisogno della speranza per vivere, io invece ho solo bisogno del tuo amore. Per resistere all’Assassino dei Sogni e per soffrire di meno molti uomini ombra cercano di dimenticare quello che erano, io invece per resistere cerco di ricordarmi che ero un uomo libero. Figlia mia, perdonami se sono più di venti anni che non riesco a darti il bacio della buona notte. Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, oggi ho afferrato con le mani le sbarre della mia cella, le ho strette forte, mentre il mio cuore provava inutilmente a spezzarle. Vita mia, perdonami se non riuscirò mai a uscire. E grazie di esserti tatuata: “Divisi da sempre, uniti dall’anima”.

    Il mio cuore ti ama, io pure.

    Tuo papà.

    Carcere Spoleto,  Febbraio 2012

     

    Il giardino di Brigitta

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    I giardini. Luoghi privilegiati di fiabe e racconti, un lembo di terra da far fiorire… sembra qualcosa di irrinunciabile, un pensiero che ci portiamo dentro… dal tempo del Paradiso Terrestre, il primo giardino, che appartiene alla fiaba più antica…  Anche se poi è arrivato Caino. E ha costruito la prima città… Ma ancora l’invito, è a godere di un giardino… Questo che fiorisce nel racconto di Lauretta Chiarini.

    “Non troppo vicino, ma nemmeno molto lontano da qui, c’era la casa di Brigitta.
    La costruzione di per sé non era niente di speciale: una casa come tante, di mattoni rossi e con un grande portico ombreggiato.
    Quello che era a dir poco spettacolare, era il giardino.
    Nei dintorni non cresceva niente del genere: cipressi, querce e grandi faggi proteggevano, dall’alto delle loro fronde, un giardino dalle fioriture fantastiche. Farfalle e uccelli d’ogni tipo, svolazzavano rendendo quel giardino un posto da favola.
    Del resto Brigitta non si sarebbe accontentata di niente di meno. Era ormai avanti con gli anni, ma vivace e attiva come una giovinetta.
    Tutti quelli che abitavano nelle vicinanze, la ritenevano una vecchietta stravagante dato che la vedevano spesso a comprare terriccio e concime oppure a cercare riviste di giardinaggio, tosaerba, bulbi o vasi, ma non la incontravano mai al cinema o dalla parrucchiera.
    Iolanda, una sua anziana vicina di casa, tutta dedita ai suoi tre gatti e ai quattro nipoti, un giorno la fermò davanti al negozio di prodotti agricoli.
    “Salve, Brigitta! Sempre indaffarata col suo giardino, eh? Mi piacerebbe vederlo, ma da fuori la sua bella siepe nasconde le fioriture… Eppure il profumo che si sente lascia credere che lei coltivi qualcosa di speciale…”
    Brigitta le sorrise, affabile: “Beh, sì. In effetti… io coltivo la speranza…” (…)

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    … e così gli ho regalato quel gattino con in testa un’aiuolina di non-ti-scordar-di-me color rosso pallido, quasi rosa… avete presente i gattini con in testa cespuglietti di non-ti-scordar-di-me..? … era bellissimo…!

    Pensiero d’inizio febbraio..

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    Pancia che ha fame grida, strepita, si lamenta.

    Pancia che ha fame d’amore è muta

    Leggendo Guido Ceronetti. Come sempre fulminante. Da “Insetti senza frontiere”. Spietato vagabondare, fra le pieghe della vita e della morte, del Filosofo Ignoto.

    Luci…

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    “Mai un’arma può tagliare a pezzi l’anima né il fuoco può bruciarla; l’acqua non può bagnarla né il vento inaridirla.  L’anima individuale è indivisibile e insolubile; non può essere seccata né bruciata. E’ immortale, onnipresente, inalterabile, inamovibile ed eternamente la stessa”.

    Due versi della Srimad Bhagavad-gita … Krishna canta al suo discepolo, Arjiuna, le glorie dell’anima individuale… e questi versi, come tutti i testi sacri degli Hare Krishna, il movimento induista,  oggi sono accessibili in rete, anche per chi non vede, grazie al sito  www.sathyaananda.it costruito e messo in linea da Luca Pistolese, cultore di religioni orientali ed esperto di informatica. Luca, cieco dalla nascita…  non è facile esserlo ma, dice, questo portale è fonte di luce… Vi sono compresi anche i testi del  maestro spirituale indiano scomparso nel 1977 che aveva fondato il movimento, un lavoro che è costato molto impegno, molta fatica, iniziato quando, anni fa, aveva iniziato a leggere i testi che ora, dal suo sito, affre a tutti. I testi sono in italiano e in sanscrito, e la biblioteca é fruibile sia tramite la cosiddetta barra braille sia attraverso la sintesi vocale. Insomma, grazie al suo lavoro, quello di cui Luca Pistolese fa parte, è il primo movimento religioso ad avere messo tutte le scritture online per chi non vede….  e questo lavoro aggiunge una pagina importante al patrimonio culturale e di informazione oggi accessibile ai ciechi.  Ma c’è una cosa importante che Pistolese vuole sottolineare, e di cui va molto orgoglioso: questo sito è stato pensato proprio per tutti, e chiunque può accedervi, consultare riviste del settore, seguire corsi…
    La cecità… Ha detto Luca Pistolese che la sua cecità gli ha insegnato a capire che cos’è la dipendenza, e ad amare questa dipendenza…. che poi è esattamente il contrario di quello che ci viene insegnato fin dalla nascita… la vera cecità, ancora sottolinea, è la mancanza di una visione spirituale. E questa, aggiungo, è cosa che tutti i testi sacri, tutte le religioni sanno insegnare… Un invito dunque ad aprire gli occhi, quelli veri, quelli dell’anima… e ognuno trovi la sua…

    Un appello, per i morti della Marlane

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    Ricevo e volentieri pubblico, questo appello, che chiede “Verità e giustizia per i morti della Marlane”.

    Alla Marlane di Praia a Mare, in provincia di Cosenza, industria tessile del gruppo Marzotto, si è consumata una tragedia del lavoro della quale si parla poco. Ben oltre 100 lavoratori si sono ammalati di tumore di varia natura e a decine sono deceduti (secondo fonti attendibili e realistiche sono oltre 80). Purtroppo questi numeri, che nascondono vite spezzate, sono destinati a crescere nel tempo. Il Tribunale di Paola, il 12 novembre 2010 ha rinviato a giudizio Pietro Marzotto ed altri 11 dirigenti della Marlane, della ex-Lanerossi, della Marzotto, con l’accusa di omicidio colposo plurimo, aggravato dalla omissione delle cautele sul lavoro, lesioni colpose gravissime, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e disastro ambientale doloso, per aver sversato e interrato nell’ area antistante lo stabilimento tessile, tonnellate di rifiuti speciali di cui la maggior parte di natura altamente cancerogena. (…)