Continuando, a ricordare Atene… il giorno dopo… nel porto assonnato…
Il Pireo. Nel giorno di Santo Stefano, la mattina non tardi ma neppure troppo presto è un altro day after. Come surreali geometriche masse di lava vomitata da ferite dei colli, i blocchi di edifici bianco grigi di cemento arrivano fino al mare. Sembrano quasi sul punto di buttarvisi dentro, ma si trattengono, invece, sul limite del serpente di strada del lungomare. Dove la passeggiata è dolce. Incombono, immense, sagome di navi immobili. Prima di arrivare sul porto, intraviste dall’intrico di strade, sembrano emergere dalla terra, quasi fossero anch’esse puntellate da strutture di cemento armato.
Qua e là sulle strade, anche qui cani. In attesa. Di essere riportati a casa, e non importa se non più dagli stessi uomini che li avevano abbandonati, un mese, tre mesi, un anno prima. C’è un meticcio, …
“E bastava un’inutile carezza per capovolgere il mondo”, un pensiero di Basaglia, dal manifesto che annuncia il prossimo Congresso Nazionale di Psichiatria democratica. Un invito.
Storia di Ivano, come la racconta Carmelo Musumeci, ergastolano, dal carcere di Spoleto. Cronista, per noi, da quella riva lontanissima che è la reclusione senza spiragli. Una pagina fra le tante, scritte guardandosi intorno, e guardandosi dentro. Urla dal silenzio. Proviamo, qualche volta, ad ascoltare.
Un pensiero, per salutare aprile, il più crudele dei mesi. Che ancora genera, come disse il poeta, lillà dalla terra morta. E ancora risveglia desideri sopiti. Affidando il ricordo di aprile allo sguardo di questo mostro marino. Che dall’abisso nasce e sull’abisso spalanca la sua fame di vento. Ma non sa, se davvero ruggire. Vedete? Basta fissarlo diritto negli occhi, che appena sfuggono. E la fessura di un dente appena sbilenco, proprio non riesce a trattenere un sorriso nascosto. Un saluto ad aprile, dunque, con questo sguardo nato da un tuffo nell’acqua di Arianna Papini. O forse da un volo nei cieli delle sue tele, affollate di pesci fuor d’acqua. Che pure, fuori dall’acqua si muovono, sguazzano, si confondono e ci confondono. Attraversano in silenzio tratti di cielo. E sono farfalle, e sono colombe, e sono bambini. Uomini, a volte. Che come aprile ancora, crudelmente, teneramente, mescolano memorie e desideri…(Abissi, acrilico su tela, cortesia di Arianna Papini)