Solo parole negate, oggi. Come ieri e come purtroppo forse ancora domani. Di qua, di là dalla linea di confine con la nostra felicità… sì, quella cosa, di cui dicevamo, da comprare a rate o in contanti…
Felicità, dunque – 7
Felicità, dunque – 6
(…) Difficilmente cancellerò dal cuore l’esplosione di pura felicità nel saluto di una bimba, sulla strada alle porte di Pushkar. E’ un fagottino di stoffa colorato come tanti, che cammina serio sulla scia della madre sul limite dell’asfalto. L’apparizione inaspettata, fra camion e carrette, di una grande automobile bianca con i suoi passeggeri stranieri, dev’essere stato ai suoi occhi come un miraggio. Non ricordo di avere mai visto nessuno schizzare, proprio così, è la parola giusta, letteralmente schizzare di gioia. La bimba è come folgorata da una visione. Dal fagotto di panni le sue sottili braccia si sono slanciate agitandosi in saluti. Mentre le esili gambe si sono allungate in saltelli forsennati. Sul visino di pelle scura si è allargato un sorriso bianchissimo, che è diventato subito gorgoglio di risata, un suono sottile e aucto, mentre gli occhi si sono spalancati grandi e rotondi di meraviglia. Forse per lei è stato come finire nella pagina di un libro di favole, cogliere il frame di un film mai ancora visto, trovarsi davanti a un sogno diventato materia.
Campo dei Fiori

La sera, in Campo dei fiori. Fra le risa, distratte. E parole sussurrate e parole urlate e gli schiamazzi e i passi già stanchi del ferragosto. La polizia e i ragazzi, il mimo e il violinista e qualcuno che ancora vende qualcosa. Fra la folla che chiede e si chiede, la festa qual è… E trilli e appuntamenti e ancora risate. La sera, in Campo dei fiori. Si staglia sul profilo dei tetti, il capo chino e buio di Giordano Bruno. E la sua solitudine, in mezzo alla folla, infinita. Solitudine, grande. Come il suo pensiero. Troppo. E chissà quanto dolore ancora impregna l’aria, che quasi ancora si sente ( si sente, si sente…) l’odore del fumo e del fuoco che brucia la carne. Di Giordano Bruno, vivo, sul patibolo dell’Inquisizione romana. Perché non si dissolve nel tempo lo strazio. Ancora non è dissolto. Quattrocentonove anni dopo, il dolore.
Felicità, dunque -5
Felicità, forse…
“(…) Poi venne la volta delle fragole con la panna. Rosse e zuccherose, stuzzicarono di nuovo il mio appetito. Che ora era diventato voglia di dolcezza. Maritè continuava a mangiare e a sorridermi. Un’orgia di lussuria s’impadronì del mio palato quando addentai la fetta di cassata. Tutti i miei sensi impazzirono con i colori della frutta candita, l’odore della ricotta, il sapore del liquore, la carezza del pan di spagna fra le labbra, lo scoppio della mia risata quando Maritè disse:-Allora, hai scoperto quanta lussuria può nascondersi in un morso di frutta candita?- (…)”
da “Maritè”, Vallecchi. p.65
Felicità, dunque – 4
Un pensiero. Quasi un flash… del tempo lontano, di quando tutto, ma proprio tutto, sembrava possibile. Un attimo d’estate. Forse d’agosto. Forse proprio a ridosso della metà del mese. E una luce. Molto, molto più limpida di questa… da afferrare in un attimo. Di struggimento infinito… Irripetibile.
Felicità, dunque – 3
In una società dedita allo shopping ( che brutta parola, diomio!), sembriamo felici finché non perdiamo la speranza di essere felici anche domani e poi dopodomani, e poi l’altro domani ancora, finché sapremo di potere continuare a possedere e comprare… comprare insomma anche la nostra felicità, in contanti o a rate… contradizione irrisolvibile di una società che definisce lo standard di benessere necessario per essere felici, standard poi impossibile da raggiungere per la maggior parte dei suoi membri… e oggi ai più sempre più lontano…società crudele e asfittica…Riflessioni …d’ansie infinite…
Felicità, dunque -2
Per ora una premessa. Dalla Lettera sulla Felicità. A firma di Epicuro.
“Meneceo, mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire”.
Felicità, dunque
“Fermati qui,” mi disse “non partire più”.
Poi lui lasciò la campagna per tornare a vivere in città. Io comiciai presto a stare più a casa sua che nella mia. occupava gli ultimi due piani di un vecchio stabile del borgo antico, un vecchio granaio ai piedi della Certosa. Nell’appartamento al piano di sotto abitava il fratello. Al piano terra c’era il laboratorio di artigiani, dove tagliavano e lucidavano il ferra. La casa era a ridosso della collina. Affacciata sul profilo della città. Inquadrati nelle finestre, ancora alberi, filari di cipressi, siepi, e prati morbidi di fiori. Per andare da lui laciavo il mio piccolo appartamento, acquattato anche quello ad un ultimo piano. Evidentemente eravano tutti e due ammalati di tetti. E poi laggiù in basso, per tutti e due da qualche parte scorreva tranquillo il fiume. Dà una certa serenità sapere che nelle vicinanza c’è dell’acqua che scorre. Ne avverti la presenza anche quando non puoi vederla. Accarezza la mente. Madre premurosa. Come quasi cercando di consolarti dall’assedio che tutt’intorno la città sempre solleva.
Tema d’agosto
La felicità… questa cosa che tutti sembriamo dover inseguire per rendere la vita degna di essere vissuta… questa felicità… da conquistare ad ogni costo… se persino nella rivendicazione dei diritti naturali con cui si apre la Dichiarazione di Indipendenza americana del 4 luglio 1776 leggiamo che a tutti gli uomini vanno riconosciuti “Il diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”… eppure… tutti vogliono vivere felici, faceva notare Seneca, ma hanno l’occhio confusoquando devono discernere ciò che rende felice la vita…
La felicità, dunque. Tema d’agosto…
Pensiero di fine Luglio
Pensando a nostri guerrieri di guerre e terre lontane.
Toglietemi/ almeno per oggi questa tristezza,/ per oggi soltanto questa disperazione/ che mi vela gli occhi, che mi blocca / il pensiero. / Toglietemi / solo per oggi le catene ai polsi, / solo per oggi le pastoie dalle gambe, / per oggi solo lasciate che vada / incontro al sole. /// Guerriero che ha perduto ritorno con il volto sfigurato,/ ritorno con le ossa spezzate, / ritorno con il cuore svuotato di ogni sentimento:/ m’è rimasta solo la rabbia./// Ma mostratemi com’è fatto il cuore di uno che vince,/ il cuore di chi mi ha vinto/ sia esso uomo o destino,/ angelo sia o demonio./// Mostratemelo/ chi m’ha steso nella polvere:/ voglio piantargli nel cuore/ questa lama spezzata di coltello/ che mi è rimasta in mano./// Oh, toglietemi/ almeno per oggi questa tristezza,/ per oggi soltanto.
Guerriero che ha perduto, da Is Canzonis, di Benvenuto Lobina.