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    Ricordando l’India

    Ripensando dunque all’India. Ritornano ricordi e, mi permetto, un’autocitazione. Dai miei “Appunti di viaggio“. Rivedendo Delhi, la Città Vecchia…
    “…Intorno, ai bordi tormentati delle strade, più pacatamente si muove una folla stanziale. Ad ogni tratto c’è qualcuno che frigge qualcosa, che impasta, che rimesta qualcosa. Ognuno offre in vendita qualcosa. Anche un nulla. Non si capisce chi compri. Poi uomini e donne, avvolti in coperte grigie e sari sgargianti, tutti seduti sui talloni in attesa del presente. Vecchi, soprattutto vecchi smagriti e bambini come nugoli di gattini arruffati e sporchi. Qualcuno chiede un’elemosina. Non si capisce di chi siano figli, cosa mangino, come sopravvivano. Una bambina piccolissima e seminuda ride giocando con la suola di una scarpa che tiene ben stretta fra le mani e poi morde. Dietro un angolo buio, accalcati sotto il bancone di un bugicattolo dove qualcuno cuoce foglie di pane, l’impossibile scena di un gruppo di uomini e donne, scarni come è difficile immaginare, rannicchiati sui talloni con le ginocchia strette sotto il mento, avvolti in coperte grigie, in attesa forse dell’elemosina del pane per sopravvivere. Sono una macchia buia rotta dal bianco di occhi largissimi che pure sembrano non chiedere nulla, in attesa dell’oggi che non urla disperazione. Tutti sembrano fare parte della terra, come gli animali magrissimi sonnolenti e malati, ma che non hanno l’aria di rattristarsene più di tanto, quasi consapevoli di quanto simile agli uomini che hanno accanto sia la loro sorte. Quasi sereni, gli animali, si abbandonano al sonno immobili, sfiniti, fra le ruote delle biciclette, le gambe dei passanti, i teli delle tende, i piedi di un braciere. Chissà da dove prenderanno, se e quando, la forza per rialzarsi….”

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