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    Babbo Natale anarchico…

    bab natUna riflessione con la mente forse un po’ ottenebrata, dal troppo odore di dolciumi che c’è in giro. Ma, aiutatemi a capire… Babbo Natale è anarchico?
    L’interrogativo leggendo, in questi giorni, di Petr Kropotkin, in un articolo apparso questo mese su “A”, rivista anarchica. Che dunque si chiede e ci chiede: ma Babbo Natale è anarchico?
    Ha sempre qualcosa di particolarmente interessante, fuori dai binari dell’ovvio, questa rivista che ogni volta sfoglio chiedendomi ‘cosa mi regalerà questo mese’… Ma questa, scusate l’ignoranza, proprio mi ha sorpreso. Per cui apprendo del fascino che Saint Nicolas ha esercitato sul “principe degli anarchici”, che pure al barbuto e corpulento signore un po’ assomigliava e che, riflettendo e riflettendo, a margine di un foglio scrisse: “Intrufolatevi nei negozi, regalate a tutti i giocattoli…” e via via ipotizzando espropriazioni natalizie di giocattoli “perché è giusto e largamente li distribuiremo a quelli che ne hanno bisogno”. Sorridendo al pensiero delle officine degli elfi, che sempre lavorano con felicità perché lavorano per la gioia delle persone, che sarebbero diventate “il prototipo delle fabbriche di un futuro che avrebbe trasformato il regalo da azione occasionale a condivisione abituale”.
    Prospettiva un po’ più sorridente (…)  del rito del consumo, piuttosto ipocrita e non di rado angosciante, che è diventato il nostro Natale, non credete? Provate a immaginare il sollievo…
    E un po’ di rimedio a quel certo stridore che c’è in giro. Che ho avvertito fortissimo ad esempio attraversando qualche sera fa, quasi di corsa, il sottopassaggio che, a Roma, parte dall’ingresso della stazione ostiense per arrivare all’altro piazzale, quello su cui affaccia quel luogo del tripudio delle nostre gole che è Eataly, luogo specializzato, leggo, ‘nella vendita e nella somministrazione di generi alimentari italiani di alta qualità’.
    Cos’è che non andava? Non andava che nel sottopasso si stavano accampando le persone che lì avrebbero trascorso la notte. Il mondo di sopra e il mondo di sotto. Sopra, frastuono di luci e caldo saturo di cibi e colori e umori untuosi… Sotto, grigio spettrale che sa di freddo e digiuno… Fra l’uno e l’altro, nessuna terra di mezzo a prospettare ( lecito o illecito che sia ) uno spiraglio di contatto, il cenno di un travaso… Solo una lastra di cemento.
    Ma non c’è bisogno di aggirarsi intorno ai tetri nascondigli a ridosso delle stazioni ferroviarie, dove si sa, si accalca l’impossibile. Tutt’intorno, ovunque, e comunque, lo stridore, di questi tempi, si fa insopportabile.
    Tornando dunque al nostro Kropotkin e al suo sogno di gioia che sia davvero per tutti… Ma sapevate che al “Canto di Natale” ( come leggo sempre dal bell’articolo di Ruth Kinna che è docente di teoria politica alla Loughborough University, in gran Bretagna ) rivolgesse un grande interesse anche il nostro sublime anarchico. La favola di Charles Dickens, ricordate? E i suoi tre fantasmi… Anzi quattro. Il terribile fantasma dei Natali passati, quello di natura più schietta dei Natali presenti, il fantasma dei Natali ancora da venire, e lo spettro di Marley, l’ex socio in affari del vecchio, avido, avaro Scrooge, che nel suo percorso di conversione da questi spettri viene accompagnato. E non so quale dei quattro lasci più inquietudine. A partire dal fulminante incipit: “Marley era morto, tanto per cominciare”…
    Favola quanto mai attuale, il Canto di Dickens. Con la sua polemica contro lo sfruttamento dell’individuo, contro l’ideologia delle classe dirigente dell’Inghilterra a lui contemporanea e la terribile condizione sociale dei poveri… mutando quel che c’è da mutare, calza benissimo alla nostra era di altrettanto spietate fratture… Ma è anche una bella favola da leggere come prefigurazione della possibilità del cambiamento se, guardando agli errori e agli orrori del passato, anche prossimo, possiamo modificare i comportamenti del nostro presente, per costruire un futuro possibile.
    Sappiamo, il vecchio Scrooge si riscatta, diventa buono e molto, molto generoso. Soprattutto dopo il terrore di quelle notti da incubo in compagnia di fantasmi. “Diventò il migliore degli amici, il migliore dei padroni, il migliore degli uomini della vecchia città…”.
    Certo, non è a un mondo di signori filantropi che va il pensiero anarchico, e neppure il nostro… la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale non può ridursi a opera di compassione e carità che cali dall’alto, ma viene, diciamo così, un po’ semplificando, da relazioni orizzontali e che durino tutto l’anno. E se Babbo Natale deve essere, che pensi a tutti, ma proprio a tutti, e senza sosta.
    Immaginatelo un po’, vestito dei panni dell’oggi… che dichiari fuori legge la povertà… Che splendido regalo sarebbe!
    Qualcuno ne sta già ridendo?
    La risposta ancora nella favola di Dickens. A proposito del mutamento del vecchio Scrooge, di cui pure qualcuno rise… “egli lo lasciò ridere e non ci fece caso, perché era abbastanza saggio da sapere che nulla di buono succede su questa terra, senza che qualcuno, sulle prime, si prenda il gusto di riderne”…

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