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    l’eterna pena…

    Sì, Gatto Randagio è un RemoContro assoluto…   Ascoltate che ha scritto ieri… “Ond’io vivo ogni speranza è spenta, solo il tormento mi tiene compagnia, è una morte infausta, troppo lenta, il giorno è fatto solo d’agonia”, da “Il bene e il male”, di Giuseppe Zagari. Ergastolano. Ostativo.

    Quando ho saputo del suo trasferimento dal carcere di Padova, sono andata a cercare la lettera che mi aveva scritto, qualche tempo dopo averlo incontrato, nel corso di un seminario tenuto due anni fa lì dentro. L’ho ancora fisso nella mente. Quel suo viso sofferente, come corroso da un grande, impronunciabile tormento. Poche parole, durante l’incontro. Ma poi mi arriva una lettera, con i versi che ho citato, e il racconto dei motivi di quel grande tormento che gli si leggeva in faccia. Che non vi svelerò, perché di così intimi percorsi, che ancora mi chiedo perché abbia voluto affidarmeli…

    Il bene e il male, dunque. All’alba di un giorno di qualche settimana fa, gli è stato detto: prendi le tue cose che sei trasferito. Senza preavviso e senza far sapere la destinazione, come è uso normale. La sezione dell’Alta sicurezza di Padova viene smantellata e questo sarà il destino anche di altri. E i  detenuti che hanno passato anni della loro vita in regime di 41 bis e poi di Alta Sicurezza, ricorda Ristretti Orizzonti, “sanno bene che cosa sono i trasferimenti improvvisi che ti distruggono anche quel po’ di vita che ti eri costruito faticosamente in un carcere”. Ma a noi che importa?

    Penso invece che ci debba importare… Perché siamo tutti complici… Perché, come cantava de André, anche se ci sentiamo assolti siamo per sempre coinvolti.(…)

    Il bene e il male dunque. Da quando frequento persone in carcere sempre più mi si moltiplicano interrogativi. Ma una cosa ho chiara: c’è un limite di insopportabilità e indecenza di quello che infliggiamo alle persone in prigione, oltre il quale anche il più efferato criminale non può che dimenticare di essere stato colpevole e sentirsi vittima. Quando lo Stato viola le sue stesse leggi,  non ha più nulla da insegnarti…  Del passato di Giuseppe Zagari potete trovare quello che volete  nelle cronache di un tempo. Per questo vi racconto quello che le cronache dell’oggi non riportano: Giuseppe da alcuni mesi frequentava la redazione di “Ristretti Orizzonti” e incontrava centinaia di studenti nel progetto “Scuola-Carcere” e rispondeva, timido, a tutte le loro domande. A Carmelo Musumeci, suo compagno di detenzione, aveva confidato che da quando era entrato a fare parte della redazione e parlava con i ragazzi era cambiato e incominciava a sentirsi colpevole, cosa che non gli era mai venuta in mente quando era chiuso in cella tutto il giorno come una belva in gabbia. E questo ha scritto quando è iniziata a girare voce dei nuovi trasferimenti: “… cosa deve fare un uomo per dimostrare che non è più ciò che è stato un tempo? (…) Ho incominciato a pensare, a sognare, e soprattutto a sperare, dando a mia volta speranza alla mia famiglia che da ormai ventiquattro anni  mi segue in questo inferno senza fine (…)”.

    La verità, permettetemi, da quello che vedo, da quello che so, è che il carcere non vuole rieducare. Ma punisce e vessa.

    Vessazioni d’ogni tipo. Le peggiori, a volte, l’inumana indifferenza. Potrei raccontarvi ad esempio di una persona, contenta questa volta per un trasferimento finalmente ottenuto vicino ai familiari, che mi scrive “ contento sì… ma mi è riservata una cella con bagno a vista…”  a vista, per intenderci, di chiunque passi nel corridoio… “pensa lo stress, la vergogna…, ma dovrò abituarmi”. Ma riuscite a immaginare… Cos’è se non illecita afflizione per dirti, ogni giorno, “tu che hai varcato questa soglia non sei più che un animale, non sei più che una cosa…”. Potrei dirvi, di una giovane donna ( altra condizione, pena modesta…) che ha raccontato: “va bèh che ho fatto una cazzata, dovrò pure pagare… ma perché devo dormire su un materasso macchiato del sangue di non so chi sia passato prima di me?”. Provate a immaginare? Potrei raccontarvi… la scala dei “corollari” della pena è infinita. E vanno da inimmaginabili violenze, ad altrettanto violentissime noncuranze.

    Il bene e il male. Siamo sempre il paese dove il pallino di un deputato (Carbone, PD per la cronaca)  è quello di introdurre una norma che levi “automaticamente” la patria potestà a chi è condannato per mafia… Un avvocato, un giurista, vi spiegherebbe che un provvedimento del genere può essere preso, e viene preso, su casi individuali e, ovviamente, per tutela del minore. Tutela che un meccanismo automatico e generalizzato, fra l’altro di sospetta incostituzionalità, manderebbe a farsi friggere. A margine… Quello che non capisco è perché limitarsi alla criminalità organizzata, se il “male” ( lo ha detto anche il Papa, no?) è anche la corruzione, anzi, l’una e l’altra sono talmente ben avvinghiati… e allora perché non levare la patria potestà anche ai corrotti, ai bancarottieri, ai ladri… non sembrano neanche loro begli esempi in famiglia… E siamo sempre il paese dove tanto ostacolata è l’introduzione del reato di tortura… che è come dire, al di là dei cavilli, “volete vivere in sicurezza? lasciateci continuare ad avere mano libera… che vi importa di quel che accade dietro quelle mura…”

    Mi fermo qui. Ma sono sempre più convinta che se le carceri avessero le pareti trasparenti, avremmo tutti qualcosa da ridire… Un po’ come per la storia dei macelli… non so quanti di noi sopporterebbero l’orrore di tutto quel sangue…

    Scusate la predica, ma da quando ho conosciuto qualcosa della realtà del carcere, me ne vergogno, e  molto… e ciò di cui ci si vergogna fa molto male tenerlo chiuso nel cuore…

    Oggi mi vergogno molto dell’ultima violenza fatta a Giuseppe Zagari, di questo ributtarlo nel nulla. Di nuovo avrà motivo di dimenticare di avere avuto, in passato, colpe…

     

     

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