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    Frammenti

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    Un pensiero, anche per questa domenica, quasi una rubrica, inviato da Daniela Morandini. Anzi, più pensieri, rileggendo, e citando dunque, la “Dialettica dell’Illuminismo “ di Adorno e Horkheimer. Frammenti filosofici usciti in Olanda nel 1947  e scritti durante l’esilio. Alcune riflessioni, sulla manipolazione dell’uomo da parte dell’uomo, nei totalitarismi, come nell’altrettanto totalitaria società di massa.

    (….i protagonisti dei media) … I talenti appartengono all’industria culturale assai prima  che questa li presenti, o non si adatterebbero così prontamente. 

    La barbarie estetica realizza oggi la minaccia che pesa sulle creazioni spirituali,  fin dal giorno in cui sono state raccolte e neutralizzate come cultura.

    Il culto del fatto si limita a sollevare la cattiva realtà, mediante la rappresentazione  più esatta possibile nel regno dei fatti. In questa trasposizione, la realtà stessa diventa un surrogato del senso e del diritto. Bello è tutto ciò che la camera produce.

    La vita è un rito permanente di iniziazione. Ognuno deve mostrare che si identifica senza residui col potere da cui viene battuto. Ognuno può essere come la società onnipotente, ognuno può diventare felice, purchè si consegni senza riserve e rassegni la pretesa alla felicità. La sua passività lo qualifica come elemento sicuro.

    In confronto a questa produzione di massa, i rimbrotti della megera, che almeno ha conservato il suo viso distinto, diventano un segno di umanità, la bruttezza una traccia di spirito.

    Restiamo umani

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    Tremenda sensazione, ieri sera, vedendo il primo, solo fotogramma del video di Vittorio Arrigoni. Come se la sua morte, un attimo dopo, fosse già scritta… nel volto bendato e gonfio… in quella mano, soprattutto, che afferra e tiene sollevata in una morsa feroce la sua testa… come già il dolore avesse piegato la sua forza. Un pensiero, pieno di dolore, a Vittorio Arrigoni. Incontrato, una sola volta, al telefono, mentre su Gaza piovevano le bombe della terribile rappresaglia israeliana dopo i razzi lanciati da Hamas, nel dicembre del 2008. E per noi ( a Radio anch’io ), raccontò la cronaca di quei giorni. Come sempre, accorato, generoso, pieno dell’umanità che altrove, spesso, sembra smarrita. Vik Utopia, (così si chiamava, anche) che da tre anni, mai si era voluto allontanare, neanche nei momenti peggiori, dalla Striscia di Gaza, dai suoi pescatori, dai suoi contadini, dai suoi bambini. Era entrata, la voce di Arrigoni, anche nel racconto di una fiaba, la storia dei Tre anelli, parabola sulle tre religioni monoteistiche e l’essenza della verità… (C’era una volta e c’è ancora adesso…). Restiamo umani. Firmava così, Vittorio Arrigoni, Vik Utopia, le sue cronache, che puntuali sono sempre arrivate anche attraverso il suo blog, e ovunque la rete lo accogliesse. A testimoniare una guerra continua, uno stillicidio che noi troppo spesso dimentichiamo… L’ultima cronaca ripresa da questo sito, il 3 marzo scorso: “…i 300 metri di corsa piu’ disperati della mia vita, sotto caxxo di droni ed elicotteri apache. Energia tagliata su tutta Gaza city, sono riuscito a rifugiarmi in un appartamento dotato di generatore per l’ energia elettrica. Poco fa, elicotteri apache hanno lanciato una decina di missili nei pressi del porto. Bombardamenti a tappeto lungo tutta la Striscia. Bombardamenti nell’area residenziale di Sheikh Ejleen. Colpite la centrali elettrica di Gaza city. Siamo avvolti dall’oscurità, terrore fra la popolazione civile. Sembra di vivere la vigilia di un nuovo Piombo Fuso”. Ancora una volta, ostinatamente firmata con quel suo invito “restiamo umani”. Che avrebbe, sicuro, rinnovato… se fosse uscito, vivo, da questa vigliacca trappola…  Troppo facile rapire e uccidere una persona come lui, armata solo della sua grande umanità…

    Ancora morti

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    Mi arriva, ieri, e giro a voi… da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze.

    “Oggi è morto un operaio alla Saras di Sarroch in provincia di Cagliari, la raffineria di proprietà dei Moratti.
    Nel giro di 2 anni, sono morti ben 4 operai alla Saras (i primi tre operai sono morti il 26 maggio 2009).
    Oggi, su praticamente tutti i mezzi d’informazione, dopo mesi che non se ne parlava più, si sono riaccesi i riflettori sulle stragi sul lavoro.
    Ed ancora leggo, da più parti, di “morte bianca”, un eufemismo che andrebbe abolito, ma che purtroppo molti mezzi d’informazione usano ancora.
    Leggo che il Governo, tramite il Ministro Sacconi, esprime solidarietà ai parenti, ai colleghi e agli amici dell’operaio deceduto alla Saras.
    Io mi chiedo con quale coraggio, quando, non mi stancherò mai di ripeterlo, il Governo Berlusconi, con il il Dlgs 106 del 3 Agosto 2009 (decreto correttivo al Dlgs 81/08), ha completamente stravolto il testo unico per la sicurezza sul lavoro voluto dal Governo Prodi.
    Un testo che ha dimezzato sanzioni ai datori di lavoro, dirigenti, preposti, e in alcuni casi ha sostituito anche l’arresto con l’ammenda.
    La famosa “salvamanager”, c”è ancora: come si suol dire, è uscita dalla porta per rientrare dalla finestra.
    E questo solo per citare alcune delle molte novità (in negativo) del Dlgs 106/09.
    Io sono stanco e stufo, di vedere, che nonostante ci sia uno stillicidio quotidiano di lavoratori, che molte volte muoiono, perchè nei luoghi di lavoro non vengono rispettate neanche le minime norme di sicurezza, nessuno faccia qualcosa di concreto per fermarlo.
    Ma la cosa che mi da molta più noia, è vedere, da più parti, le tante lacrime di coccodrillo, quando succedono queste stragi!!!
    BASTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Infine, una richiesta ai giornalisti: i riflettori sulle morti sul lavoro restino accesi.
    Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze”

    Le mani di Dio…

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    “Sono nata il 23 aprile del 1970 e mi hanno chiamata Ajok, che vuol dire figlia dello spirito. Un nome swahili, perché sono nata in Uganda.” Inizia così il libro di cui vi vogliamo parlare questa mattina: “Con le mani di Dio”, edito da AeB editrice. Guglielmo Tocco è autore del libro, insieme ad Ajok che oggi vive in Italia e si chiama Emmanuela Cagnola. Quasi la storia di un miracolo, la storia di Ajok, di quei miracoli che anche gli uomini qualche volta sanno compiere. Perché Ajok, racconta Tocco, era nata priva degli arti superiori. La sua malformazione è chiamata con un nome dolce Amelia, ma non sarebbe stato affatto dolce il destino della bambina. Nata in un villaggio dell’Uganda, dove chi nasce deforme è destinato ad essere “soppresso”. Perché porta sciagure. O più semplicemente, più credibilmente, perché gli uomini sanno quanto sia difficile, come, a volte, impossibile, vivere senza essere in grado di badare a se stessi… Ma Ajok è stata salvata da una missionaria italiana, suor Silvia, che l’ha letteralmente strappata dalla mani del padre che già la stava immergendo in una tinozza d’acqua, per annegarla, così… come un gattino di troppo ( e chissà perché i cuccioli di troppo, tutti, possono essere annegati… ). Ma salvata, e battezzata, Ajok ha avuto un nuovo nome, Emanuela, poi una nuova famiglia, trovata in Italia, attraverso un tam tam, passato di rubrica in rubrica dei giornali ai quali suor Silvia si è rivolta. Così Ajok-Emanuela, anzi Emmanuela, è cresciuta in Italia, e ha affidato a un diario i pensieri della sua nuova vita. (…)

    Fuori moda

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    Un pensiero per questa domenica. Inviato da Daniela Morandini. Per guardarsi un po’ intorno. Guardandosi un po’ dentro. Sguardi, insomma, non me ne voglia se ironizzo, appena appena un po’ retro’

    “Fuori moda è un commento positivo.

    Fuori moda sono quelle scarpe, quel naso, quel maglione, quei capelli , quella faccia, quelle parole.

    Fuori moda non vuol dire retro’.

    E’ un modo come un altro per dire “no” all’oscenità dominante”.

     

    Preghiera di Pasqua

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    Con un pò di anticipo, forse, sul tempo della Pasqua, una lettera di Pasqua a Gesù da un “ergastolano ostativo”. Scritta da Carmelo Musumeci, e inviata, dal carcere di Perugia, come a Natale le lettere per Gesù Bambino ( o Babbo Natale, per chi preferisce…), perché la speranza non muoia… Ricordando che: L’ergastolo ostativo è quella pena che ti impone la scelta di scegliere fra due mali: o stai dentro fino alla morte o metti un altro al posto tuo.

    “Gesù, ci sono dei giorni che mi sembra che i muri della mia cella mi stritolino il cuore e ci sono dei momenti che non mi ricordo più come si vive da uomo libero. Gesù, non riesco a capire! A cosa serve e a chi serve che tanti “uomini ombra” dopo venti anni, trenta anni, alcuni molti di più, rimangano chiusi in una cella? Gesù,  un “uomo ombra” ha poco tempo per pensare, perché è occupato tutto il giorno a trovare buoni motivi per sopravvivere ad un giorno dietro l’altro. Gesù, come sono stupidi gli uomini “buoni”: invece di farci fare qualcosa fuori, ci tengono chiusi nelle celle come belve feroci senza fare nulla. Gesù, in certe notti non esiste nessun altro luogo dove trovare tanta tristezza come nel cuore degli “uomini ombra”, perché non si può pagare il proprio passato con tutta una vita. Gesù, non ho mai avuto paura dei cattivi, ci sono nato intorno a loro, piuttosto è da tanto tempo che sono i buoni che mi fanno paura. Gesù, per tutti il futuro è un mistero,  ma non lo è per gli “uomini ombra” perché noi sappiamo già come vivremo, dove vivremo e dove moriremo. Gesù, le lacrime degli “uomini ombra” non si vedono, perché pure quelle sono di ombra. E non è vero che sperare non costa nulla perché una speranza andata a male è più dolorosa di qualsiasi altro dolore. Gesù, i sogni vanno e vengono, i ricordi restano: per questo preferisco più ricordare che sognare, perché neppure i cattivi possono vivere senza amore sociale, senza futuro e senza speranza. Gesù, se tu fossi nato di questi tempi non ti avrebbero messo in croce, ti avrebbero dato l’ergastolo ostativo, perché gli uomini buoni sono diventati molto più cattivi di quelli di una volta. Gesù, anch’io vorrei morire come te, ma i buoni non vogliono: dicono che sia peccato, loro vogliono far giustizia così, per essere più cattivi di noi. Gesù, i buoni non fanno come i cattivi, loro le vite preferiscono spegnerle, farle soffrire e distruggerle un po’ tutti i giorni. Gesù, spero che tu non senta mai tutto il dolore, l’angoscia e la tristezza degli “uomini ombra”, perché noi respiriamo, ma non viviamo. Gesù, non capirò mai come persone “perbene”, probabilmente “buone”, mettono, dicono non per vendetta ma per giustizia, la gente in prigione con una pena che non finisce mai e in un posto brutto schifoso e illegale come il carcere. Gesù, te la posso fare una domanda? Valeva la pena farti mettere in croce per gli umani che sono così disumani? Gesù, valeva la pena che tu morissi per far diventare i “buoni” così cattivi? Non ti conveniva mettere in croce un altro al posto tuo, come stanno chiedendo a me per uscire dal carcere? Gesù, dopo venti anni di carcere mi hanno chiesto questo, ma se non l’hai fatto tu che sei così buono, perché lo devo fare io che sono così cattivo?

    Pasqua aprile 2011″

     

    Stupidi…

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    “Quando mai uno stupido è stato innocuo? Lo stupido più innocuo trova sempre un’eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi. Inutile poi aggiungere che niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un’idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un’idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo”.

    Un pensiero di Ennio Flaiano, che mi manda Gabriella La Rovere, che l’accompagna scrivendo: “Di tutta la frase mi fa ridere l’ultima parte, quella effettivamente più tragica. Lo stupido presuntuoso è una vera jattura e quando riesce ad arrivare al potere rappresenta l’undicesima piaga”. Buon fine settimana a tutti.

    Ancora aggrappate alla luna…

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    Ricordate? La “Brevissima storia di una bambina e di una gatta che volevano vivere aggrappate alla luna”? Una storia bellissima e tenerissima, di Gianpietro Scalia, edita da Angolo Manzoni… ne abbiamo parlato nel mese di gennaio….Oggi, la lettera all’autore di Francesca Michelon… invito a leggerla…

    “Gentile dottore, Le avevo già scritto. Sono la maestra Francesca che ha scritto il libro “A scuola in pigiamino”. Lavoro preso il reparto di oncologia dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. Ho letto il suo libro. E’ davvero straordinario, l’ho letto tutto d’un fiato. La voce narrante della Bambina diventava a volte la voce di Giulia, altre di Chiara o ancora di Riccardo e di mille altri bambini ai quali ho accarezzato le ali mentre davanti ai miei occhi, velati di lacrime, li vedevo  trasformarsi in angeli (e non penso fosse solo perche’ le lacrime mi annebbiavano la vista, credo succedesse davvero) e andavano forse là ad abbracciare la luna…io, in realtà, mi sono sempre immaginata andassero sulle stelle.
    Non so se leggerò mai questo libro ai miei alunni in pigiamino, sicuramente accarezzerò di più di quanto già faccio, i loro inseparabili peluches, orsetti, cagnolini o gattini che siano.
    Grazie per questo dono prezioso, resta un grande valore aggiunto a tutto ciò che tengo nel cuore e tento di usare al momento giusto. Accetti i miei complimenti dottore, per la sua straordinaria sensibilità. Le auguro di guarire molte persone. E ‘ l’augurio più bello si possa fare ad un medico, ma le auguro anche di saper accettare le sconfitte e lasciare alla Luna  la responsabilità di continuare, amorevole, a prendersi cura di chi si aggrappa a lei.
    Cordialmente
    Francesca Michelon”

    Quegli incredibili spot…

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    La pretende chi si vuole bene (!?) .… Ripensando, agli spot della campagna sulla sicurezza del lavoro… ripensando a quelle immagini che sembrano suggerire che in fondo la responsabilità è tutta lì, nella “distrazione” del lavoratore… che non sa, che non pretende… Nessun commento, per capire, più chiaro di questa lettera, di Maria Antonietta Cuomo, rimasta vedova a causa di un incidente sul lavoro che le ha portato via il marito ( e una foto, naturalmente non  tratta da quello spot).
     
    “Sono la vedova di un operaio morto ad ottobre scorso, Nicola è stato vittima della presunta incompetenza dei responsabili della cooperativa per cui lavorava, che l’hanno messo a lavorare in una situazione di estremo pericolo senza nessuna protezione, ma è soprattutto vittima del menefreghismo dello Stato che continua a tollerare tutti questi morti sul lavoro senza prendere seri provvedimenti. Le leggi sono inefficaci e continuano ad essere facilmente aggirabili dai “padroni”. Lo Stato, come iniziativa di prevenzione, ha pensato bene di fare uno spot “vergognoso”, dal quale si evince che sono gli operai “colpevoli” della loro stessa morte. Per questo io chiedo che venga pubblicizzato “il contro-spot insicurezza sul lavoro”, perchè la società non può continuare a rimanere indifferente ed accettare questi bollettini di guerra nel mondo del lavoro. Solo con la sensibilizzazione delle coscienze, attraverso la diffusione di iniziative come quella del contro-spot in oggetto, si potrà costruire una società veramente civile fondata sul rispetto dei diritti/doveri di ogni individuo, dove il lavoro sia per l’uomo e non l’uomo per il lavoro”.

    Maria Antonietta Cuomo

    Lancia intanto un appello Marco Bazzoni, operaio fiorentino, perché venga ritirata la ‘Campagna Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro’ e i relativi spot pubblicitari. La campagna, sostiene Bazzoni, “non dice nulla di chi deve garantire la sicurezza per legge, ovvero i datori di lavoro” e “sottovaluta i rapporti di forza nei luoghi di lavoro”. Piuttosto che spendere soldi per questo genere di iniziative, chiede Bazzoni, il governo metta in campo più ispettori e risorse che davvero cerchino di rendere più sicuri i posti di lavoro.

    Insorti

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    “Ribellarsi è giusto”. Chi lo aveva detto? Mao, forse. Da qualche parte in quel suo libretto rosso, forse… E’ vero, ribellarsi è giusto. E il cuore sempre è con chi si ribella a chi l’opprime. Eppure… eppure qualcosa mi disturba in quel termine, ribelli, con cui in questi giorni qui e là si ascolta e si legge a proposito di chi in Libia combatte contro il suo oppressore. M’inquieta, un pò. Chiedendomi cosa, in fondo, al termine ribelle, la nostra mente, il nostro sentire più profondo associa… Quale più vero significato, insomma… Ecco, senza andare a scomodare rivoluzionari d’altri tempi, dal Devoto-Oli, alla parola ribelle:  “Responsabile di rivolta armata contro l’autorità”. E fin qui… Ma più avanti, “estens. Insofferente di ogni autorità, soggezione, imposizione”. Esempio? Angeli ribelli. Come dire i demoni, in quanto rifiutarono obbedienza a Dio. Ancora: indisciplinato e capriccioso. Ostile. Ecco cos’è che non va, se l’essenza delle cose è nelle parole che le pronunciano. Perché non insorti, allora?. Sbaglierò, forse, ma al mio orecchio è parola che ha sentore di legittimità. E il sapore delle pagine di Storia.