Un racconto, ce lo regala Daniela Morandini, che di radio e di Bologna, sa qualcosa… Il tasto rosso, dunque.
“Angelo Neri era un uomo felice. Era la voce più importante della Radio e aveva un bel po’ di soldi in titoli. Non era né bello, né brutto, ma, considerata l’età, sapeva di piacere, e di poter puntare sul fascino del giusto. Viveva con Irina, un po’ abbondante, con i capelli lunghi e molto più giovane di lui. Da quando tempo stavano insieme non lo ricordava con precisione. “Ciao tesoro, domani vengo con te “ gli sussurrò. Lui la baciò sulla guancia, di lato, come fanno le vecchie signore, e uscì. Come ogni mattina, andò in via Belmeloro, al sei, nella zona universitaria, proprio davanti alla facoltà di lettere. Un palazzo signorile, con una grande scala e il portiere: Giovanni, uno dei pochi a Bologna rimasti a sorvegliare le case, a pulire i cortili , a lustrare le targhette di ottone e, qualche volta, ad aiutare le filippine a portare la spesa. “Direttore buongiorno “ gli andò incontro Giovanni.
… e così, tutti concentrati su quel che accade in Libia, bombardamenti sì, bombardamenti no, comando io comandi tu, bombardamenti, comunque, infine… e con un occhio, sempre più distratto a dire il vero, al Giappone, neppure abbiamo fatto caso alla tensione cresciuta in terra di Palestina. Oggi, questa cronaca dalla striscia di Gaza, che invia Vittorio Arrigoni, che sempre, ostinatamente, nonostante tutto, firma i suoi messaggi con questo invito: “restiamo umani”.
Celebrando, in questo inizio di primavera, la Giornata Mondiale della Poesia. Con questi versi, di Grazia Frisina.

Salutando, questa domenica un pò grigia, un pò quasi primavera, anche se finge di non esserlo… Una riflessione di Daniela Morandini, a proposito di saluti, salutare, salutarsi… Per pensarci un pò, guardandosi intorno, e guardandosi nel cuore…
Un anno dopo…
Forse per questo spalancava sempre gli occhi, per farcelo entrare tutto intero il paesaggio di quel suo sogno. Ho conosciuto Ugo Sasso proprio il giorno di un suo compleanno. Di passaggio a Roma insieme con Wittfrida. E’ arrivato nascosto dietro un grandissimo mazzo di fiori. Erano lilium, lo ricordo ancora, bellissimi. Per la padrona di casa. Me li ha porti con gesto da signori d’altri tempi, emzionante, raro…
Raccontare con le parole e con le mani è un cofanetto che raccoglie piccoli dialoghi, filastrocche, ninne nanne, … brevi storie pensate per piccoli italiani e stranieri, udenti e sordi, segnanti e non… in linea con il coraggioso e affascinante progetto editoriale della casa editrice Sinnos. Mente e autrice ne è Marisa Bonomi, psicoterapeuta infantile, che per aiutare a comunicare un piccolo sordo, italiano o straniero che sia, ha scelto la dimensione del racconto, la via, dice in qualche modo, per arrivare al cuore, per costruire un varco che è anche fra culture. E la lingua dei segni, in queste pagine, fa da ponte fra l’italiano, l’indi, l’arabo… Una lingua importantissima, questa lingua dei segni. Per un bambino sordo strumento ben più naturale per comunicare, per costruire un ponte, soprattutto, fra mamma e bambino, un ponte di parole che nascano fra loro leggere… Peccato, ricorda Bonomi, che questo prezioso strumento sia piuttosto osteggiato, soprattutto in Italia, dove il bambino sordo è un bambino malato, dove la risposta tende ad essere quella medica. Dove si vorrebbe che si imparasse subito, e presto, a parlare… che una società di udenti vuole tutti adeguati al suo unico linguaggio. E a volte può anche essere un risultato raggiungibile, ma non sempre lo è… sicuramente non lo è per un bambino molto piccolo… e allora perché perdere del tempo prezioso per imparare parole… Raccontare, dunque, con le parole e con le mani… (…)