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    Un sogno africano

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    Ascoltando, dell’annuncio di novecentomila firme raccolte per il referendum per l’acqua pubblica. In attesa che diventino un milione. Per dire, contro il decreto Ronchi che apre alla gestione privata delle risorse idriche, che L’acqua non si vende. Ripensando, a una notizia e a una bella storia che arrivano dal Burkina Faso, di là dal Mare Nostro e ancora, ancora più giù, nell’Africa sub-sahariana. Dove il governo ha fatto un bel dietro front sulla privatizzazione dei sistemi idrico ed elettrico del paese. Dove da tempo il Fondo Monetario Internazionale sta premendo, come su altri governi africani, per affidare a privati la gestione dell’acqua (e privati significa multinazionali straniere). L’acqua, l’oro blu. Sarà il bene prezioso intorno al quale si combatteranno le guerre del futuro prossimo, non a caso le multinazionali se ne stanno impossessando. E dall’Africa assetata, oggi, ci arriva il buon esempio di un battaglia di civiltà vinta. Dal paese di Thomas Sankara, dove forse il suo sogno non è stato dimenticato. Sankara. Ricordate? Qualcuno lo chiamava anche “il presidente in bicicletta”…

    Un’idea di letteratura

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    Un’idea di letteratura. Di Herta Muller. Da una conversazione con Gabriella Lepre, diciannove anni fa. Ora diventata libro.

    “Secondo me un atteggiamento politico è importante per ognuno, autore, avvocato, medico, attore o ingegnere che sia. Non è pensabile l’etica, al di là di un’etica politica. L’etica politica non è altro che la trasposizione della propria etica personale nel mondo in cui si vive. La politica impregna la vita di tutti noi, per questo credo che senza un’etica politica non ci possa essere nemmeno un’etica individuale, personale. Penso che ci sia solo una morale e non resta che applicarla alle proprie esperienze. Con la letteratura è la stessa cosa: anche nella finzione c’è un’etica che non è altro che il prolungamento della morale personle. Il disinteresse verso la politica per me è uguale alla paralisi di tutte le capacità di un individuo, persino della sua fantasia. Se un giorno non dovessi più avere interesse per quello che mi accade intorno, e se non dovessi più prendere posizione, allora non avrei più niente da dire, nemmeno a me stessa”. (Gabriella Lepre, Herta Muller, Un incontro italiano. ed. Avagliano) E per ascoltare: http://www.radio.rai.it/radio1/inviatospeciale/index.cfm

    Lettera da una professoressa

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    Dall’altra riva. Di un carcere. Arriva questa lettera, di Patrizia Pugliese, insegnante, nel carcere di Tolmezzo. E una lettera dentro la lettera, di Emanule Pavone, che a Tolmezzo è detenuto. Ancora, voci dal silenzio.

    Scrivo da Udine e sono una docente di lettere presso il carcere di massima sicurezza di Tolmezzo. Esperienza unica e bellissima. Ho conosciuto tante storie e tante non vite. Lavoro per quelli della sorveglianza speciale. Tre volte alla settimana il mio lavoro si traduce in missione. Sono laureata n lettere ma sto conseguendo seconda laurea in psicologia a Trieste. Lavorando in carcere ti rendi conto di diverse realtà che ti si presentano davanti. Io voglio bene ai miei ragazzi, mi rifiuto di usare due parole con loro: detenuti e celle, preferisco parlare di ragazzi e di stanze. I miei ragazzi sono stati ragazzi di strada (20 anni fa) ora sono diventati ragazzi di lettere (scrivono, compongono poesie, studiano, c’è chi si iscrive all’università, parlano di amore, fratellanza, di giustizia e di ingiustizia.). I miei ragazzi hanno capito il concetto di “colpa”, loro hanno elaborato il concetto di “male” come male che c’è stato per vari motivi (provenienza geografica, culturale, oserei aggiungere substrato, giovane età, incoscienza, sogni di gloria, materialismo…) Oggi, a 20 anni di distanza, posso affermare con coscienza morale che sono cambiati. Mi ritrovo a parlare con uomini da una forte valenza morale a cui bisogna dare una chance. Che senso ha privare un uomo nuovo ad un destino nuovo? …Sbagliare è umano… ovviamente, il loro, non è un piccolo sbaglio… Ma 20/25 anni non bastano per ripulire le loro e nostre coscienze? Considero l’ergastolo ostativo un crimine quanto quello commesso dai detenuti. Il carcere? Un gatto che si morde la coda e in cui la logica non sovviene. “La libertà, purtroppo, è fortemente apprezzata da chi ne viene privato…

    Lavoratori…

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    Andando a rileggere quei tre capoversi dell’articolo 41 della nostra Costituzione. Dei quali si vuole celebrare in tutta fretta il funerale. Ecco: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata fini sociali“. La revisione di queste poche righe, è necessaria, è stato detto, per poter sospendere ad esempio, per due o tre anni, le procedure burocratiche a cui sono soggette piccole e medie imprese. Qualcuno, da un blog, chiede: Ma cosa c’entrano burocrazia, lacci e lacciuoli che impediscono, ad esempio di aprire in un giorno un’impresa, con l’articolo 41 della Costituzione? Già, cosa c’entrano? Dunque, rileggiamo: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata fini sociali“. Quindi, per aprire in 24 ore un’impresa è necessario forse che l’attività economica sia in contrasto con l’utilità sociale? Che rechi danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana? Che la legge non determini più programmi e controlli perché l’attività possa essere indirizzata a fini sociali? E a quali fini, allora? All’esclusivo arricchimento privato? Sono burocrazia, dunque, l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà, la dignità umana? Qualche domanda, così, se le parole hanno ancora un significato… Ma forse la risposta è già in quello che sta avvenendo a Pomigliano. Negli sguardi dei suoi operai. A Pomigliano, dove si vuole fare carta straccia dello Statuto dei Lavoratori. E si farà. Perché come dice con amarezza Luciano Gallino, in un articolo su La Repubblica di ieri, per il momento non ci sono alternative. Ma spiega: “Tuttavia la mancanza di alternative non è caduta dal cielo. E’ stata costruita dalla politica, dalle leggi, dalle grandi società, dal sistema finanziario, in parte con strumenti scientifici, in parte per ottusità o avidità. Toccherebbe alla politica e alle leggi provare a ridisegnare un mondo in cui delle alternative esistono, per le persone, non meno per le imprese”. Già, toccherebbe alla politica…

    L’amante di carta… 7

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    Si accorse ora che il tremito delle mani era così forte da trasmettere al piano della scrivania una sorta di tremoto sussultorio, che gli impediva di mettere a fuoco le parole sulle quali cercava di concentrarsi. Con un evidenziatore le rivestì di luminosità fluorescente. Che risultò così vivida da ferirgli gli occhi. E ancora non aveva capito. Non era certo che i licantropi non sapessero salire le scale. Certo, non aveva nulla in contrario a che i profeti potessero modificare piani di viaggio concordati. Quello che comunque non sarebbe mi riuscito a individuare era lo spazio fra il sesto e il settimo cielo. Si sentì perso.

    Contro la legge bavaglio

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    Dal sito ufficiale del Popolo Viola. Dopo l’approvazione, in Senato, del ddl sulle intercettazioni, l’appello per una manifestazione contro la “legge bavaglio”:

    Il momento che stiamo vivendo è decisivo per il futuro democratico del nostro Paese. La maggioranza governativa sta procedendo all’approvazione a colpi di fiducia del DDL cosiddetto “intercettazioni”, che permetterà invece in un solo colpo di bloccare il prezioso lavoro della magistratura italiana nella lotta alla criminalità e metterà il bavaglio agli organi di informazione, bloccando inoltre il libero pensiero e la diffusione delle idee attraverso il web.

    L’amante di carta… 6

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    Quel giorno non aveva neanche voglia di mangiare. Le poche foglie di insalata che aveva mandato giù gli avevano lasciato in bocca un sapore d’erba amara. Quella che stringeva fra le mani era ormai la ventiquattresima lettera di Jasmine. Strappò la busta. Spiegò i fogli. Ma la vista a tratti gli si annebbiava. Dovette leggere e rileggere e ancora leggere, prima di scovare altri due tasselli del gioco di Jasmine. “Flegetonte” e “fra il sesto e il settimo cielo“. Era luglio, e sulla città cadeva pioggia afosa. Andrea non chiuse la finestra e lasciò che l’acqua bagnasse il pavimento. Sperò, chissà, che potesse spegnere il fuoco che era divampato all’improvviso nel camino. Anche se non ricordava che in quell’angolo ci fosse mai stato un camino. Ma avrebbe affrontato la cosa l’indomani. Adesso aveva altro di più urgente da fare.

    L’amante di carta… 5

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    E da quella sera, le coordinate del tempo e dello spazio della sua vita ne erano state sconvolte. Andrea aveva iniziato a trascurare le lettere degli altri suoi interlocutori, che pure per anni avevano risposto ai suoi inviti, svelato parti delle propria anima, offerto attimi di spensieratezza, di familiare tenerezza, ai quali pure aveva affidato suoi intimi segreti. Dimenticò tutti. Poi aveva cercato, dopo ogni partenza, di affrettare il rientro. Per l’ansia che lo prendeva di tornare a casa, ed essere lì pronto, quando fosse arrivata la lettera di Jasmine. E scovare, fra le righe, il nuovo tassello del rebus da risolvere. Erano stati mesi estenuanti. Anche perché ogni nuova lettera gli sembrava aggiungere confusione a confusione…

    L’amante di carta… 4

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    Jasmine. Le sue lettere a prima vista sembravano innocue. Tutte esordivano con Caro Andrea, tutte si chiudevano con distratti saluti. Parlavano del più e del meno. Di cose ovvie, con un linguaggio semplice. Interrotto a tratti da brusche parole. Improvvise e ingiustificate.  A volte irritanti, aspre o dolciastre, più spesso inquiete, come il sottile veleno che insieme con loro si andava insinuando nella sua vita. Brevi frasi come “il tutto a digiuno” o “insalata amara“. Oppure “una sedia bianca accanto al tavolo” e “i licantropi, si sa, non sanno salire le scale“, “né tende alle finestre, né cortine al letto, né gabbie d’uccelli“. Ancora: “il profeta a volte può modificare il piano di viaggio concordato“.

    L’amante di carta… 3

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    E pensare che nei primi tempi Jasmine gli aveva inviato, come distrattamente, qualche cartolina da città qualsiasi. Piazze, fontane, noiosi scorci, simili l’uno all’altro. Poi aveva cominciato a sorprenderlo spedendogli cartoncini colorati. Carta rosa, azzurra, a quadretti verdi, bordata di striscioline che rimandavno ai lillà. Il tono e il ritmo dei messaggi mutavano con il mutare dei colori. Un gioco allettante, per un collezionista di corrispondenze qual era Andrea. Che aveva avviato il colloquio con Jasmine, così, per caso. In una sera di noia. Stava rimettendo ordine fra le sue carte, al ritorno da uno dei soliti viaggi per il suo incarico di rappresentante della Orient-Export, quando gli era finito sotto gli occhi l’appunto di un frettoloso indirizzo, e un nome  già dimenticato. Jasmine, appunto. Chissà quale Jasmine. Ma era quasi Natale, e non aveva resistito