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    Un ricordo

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    Un pensiero alle tortore di ieri… che già oggi non tornano più…

    Rondini

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    Sono tornate. E’ già il secondo anno. Disegnano cerchi. Ampi quanto la circonferenza inclusa  nel quadrilatero segnato dal confine dei palazzi. Lo sfiorano. Quel confine. Arrivando a toccare, lo giuro, con la punta delle ali, la mia finestra. Quasi sapendo. Che la mattina sul davanzale compaiono briciole… Il pane non si getta via. Mai. E’ peccato. Neanche se avanzi di briciole della sera. Lasciarle, piuttosto, quelle briciole, e quegli avanzi, a qualcuno che si avvicini, all’alba, planando… E questa mattina arriva anche una rondine. Dopo le tortore, i passeri… un merlo… E lo stridore… di primavera…

    (foto. www.vogliaditerra.com)

     

    Prodotto nazionale lordo

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    Leggendo di felicità, e di ricchezza. Nell’Arte della vita Bauman ricorda un intervento di Robert Kennedy. Un passo: “Il calcolo del nostro Pnl tiene conto dell’inquinamento atmosferico, della pubblicità delle sigarette e dlle corse in ambulanza per soccorrere i feriti sulle strade. mette in conto i sistemi di sicurezza che acquistiamo per proteggere le nostre case e il costo delle prigioni in cui rinchiudiamo coloro i quali riescono a penetrarvi […] Comprende la produzione del napalm , delle armi nucleari e delle automobili blindate della polizia destinate a reprimere i disordini nelle nostre città. Mette in conto i programmi televisivi che glorificano la violenza allo scopo di vendere i giocattoli corrispondenti ai nostri bambini. In compenso il Pnl non tiene conto della salute dei nostri figli, della qualità della loro istruzione né dell’allegria dei loro giochi. Non misura la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni. Non pensa a valutare la qualità dei nostri dibattiti politici o l’integrità dei nostri rappresentanti…

    Fiabe, dunque…

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    Continuando dunque a parlare di fiabe. Perché i racconti ci permettono di entrare in luoghi meravigliosi… montagne, mari, boschi, in cui sono inevitabili i richiami a mondi fantastici, con riferimenti alla mitologia, alla religione, ai nostri stati d’animo. I luoghi delle fiabe… boschi e praterie dove far correre l’immaginazione. L’uomo ha bisogno di sapere immaginare… il bambino ha bisogno di incantarsi… Le fiabe… hanno quasi sempre un lieto fine…perché l’uomo, ha bisogno di sperare. Dunque, arrendiamoci alle fiabe… e vi ricordiamo che la loro proprietà è collettiva. Tutti vi possono accedere, aggiornare, riraccontare… Allora, proviamoci ancora , a ripescarle. Ma le fiabe dove stanno?La risposta di Rodari: Ce ne è una in ogni cosa, nel legno del tavolino, nel bicchiere, nella rosa, … la favola sta dentro le cose da tanto tempo. Non parla, è una Bella Addormentata, e bisogna svegliarla…

    Appello per il Draghetto

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    Mario Villani, fondatore della Compagnia del Draghetto, ha scritto questo appello, che invito a leggere, fino in fondo…

    “Il Draghetto è nato a L’Aquila nell’ottobre del 1989, quindi tra qualche mese compirà venti anni di attività. e dà lavoro stabile a sette persone, coinvolgendone un’altra decina in progetti occasionali. Siamo presenti sul Catalogo ETI del teatro ragazzi dal 1995, tra le compagnie non finanziate, e lavoriamo soprattutto in Abruzzo, pur collaborando con altre compagnie in Italia. Ci occupiano di teatro per ragazzi, di teatro di strada e di formazione teatrale, e oltre a produrre spettacoli e a organizzare rassegne attiviamo ogni anno una sessantina di laboratori nelle scuole delle province di L’Aquila e Teramo.  Il terremoto ci ha duramente colpito, come tanti altri nostri concittadini, sia a livello personale che a livello professionale. Per fortuna nessuno di noi ha avuto lutti tra i parenti più stretti, ma tutti abbiamo perso amici, purtroppo anche intimi, e alcuni hanno perso casa e/o attività familiari. Il nostro spazio, il teatro Dedalus, che si trovava in pieno cento, è andato distrutto e anche il nostro magazzino è attualmente sepolto dalle macerie. …. Con il terremoto abbiamo perso gran parte delle attrezzature, delle scenografie, tutti i nostri amati pupazzi giganti, e poi fari, costumi, computer…si sono salvati due spettacoli “e mezzo” che erano caricati nel furgone, e il furgone ( almeno quello, per fortuna…)

    “No, il pomodoro, no!”

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    Una storia messa in scena dalla Compagnia del Draghetto. Un gruppo teatrale nato 20 anni fa, a L’Aquila, proprio con l’idea di mettere il racconto, la fiaba in primo piano. Tutti convinti di quanto sia importante ascoltare, raccontare, giocare con le parole, e con l’immaginazione. Anche adesso che il terremoto ha portato via loro quasi tutto, a molti, anche la casa. Fra le storie che gli attori del Draghetto hanno portato nelle scuole, e sulle piazze,… “No, il pomodoro no”, una parodia dal mito del pomo d’oro, per scherzare sul mondo degli dei, così dispettosi, così umani, così crudeli… scritta da Mario Villani, con Manuela del Beato, fra i fondatori della compagnia.

    “Giorni cattivi”

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    Leggendo, di rimpatri forzati e di persone ributtate in non patrie. E chissenefrega che fine faranno… Sentendo, di carrozze riservate e non potendo non pensare ad altre carrozze…vagoni, piuttosto, di treni spediti verso la morte. E di gesti selvaggi, e linciaggi, che passano, sempre più, nell’indifferenza. Vivendo i “giorni cattivi”, di questi ultimi tempi…

    speranze…

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    E Lauretta ancora interviene, e insiste: “Terra da far fiorire… Non possiamo rinunciarci. C’è bisogno di far crescere fiori, di coltivare ‘cose belle’; bisogno di sognare e coltivare ancora la
    speranza. Proprio come Brigitta. Allora leggiamo le favole ai bambini; contribuiremo a coltivare il più bello dei giardini e a raccogliere un fiore speciale: la loro crescita.”

    Giardini

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    Sarà perché è primavera… ma i racconti profumano di fiori, e di giardini… curati da fate generose. E ci sono alberi, da difendere da streghe cattive, come nelle fiabe. Per parlare di sentimenti delicati, di generosità, di speranza. Come nella storia di Lauretta Chiarini. La storia di una fata buona. “Il giardino di Brigitta”. Ecco:

    Non troppo vicino, ma nemmeno molto lontano da qui, c’era la casa di Brigitta. Una casa come tante, di mattoni rossi… ma con un giardino meraviglioso. Cipressi, querce e grandi faggi proteggevano, con le loro fronde, fioriture fantastiche. E poi farfalle, e uccelli d’ogni tipo. Insomma, un posto da favola. Un giorno una vicina chiese a Brigitta di poter vedere quel giardino. Dall’esterno una siepe nascondeva i fiori, ma il profumo che ne arrivava… Sicuramente vi era coltivato qualcosa di speciale… E Brigitta: “…In effetti… io coltivo la speranza…”

    Narcisi

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    E allora… una fiaba che arriva dalla Sicilia. Storia di riflessi d’acque e di sogni che rubano l’anima… e stordiscono, come il profumo dei fiori di maggio… e ipnotizzano, come la luce bianca e gialla dei narcisi. La storia della più bella delle ragazze del paese, che non dimenticava mai di esserlo. Fiaba delle vanità e dell’amore che uccide. Non vi fidate di Narcisa…

    Sì, Narcisa sapeva di essere la più bella. Sapeva anche che in paese c’era un giovane che l’amava, un bravo pescatore, che aveva una bella casa, una bella barca, ed era incantato da Narcisa. Bella dunque da far girare la testa, come i fiori che hanno il suo nome, che ognianno a maggio esplodono di luce. Profumo di narciso, profumo di fiori, che solo chi ne conosce il segreto sa catturare… Il giovane un giorno chiese a Narcisa di sposarlo, ma lei gli rispose: “Sposerò chi miregalerà una camicia di lino, degli orecchini e un anello d’oro”. Il giovane amava Narcisa, e lui che era un pescatore, prese il fucile e andò sulla montagna… Ma quando tornò dalla montagna con i doni per Narcisa, lei di nuovo lo respinse… e ancora chiese uno scialle di seta, scarpe di raso, gonne di velluto. I giovane amava davvero Narcisa, e per accontentarla divenne brigante. Tornò con tutto quello che Narcisa aveva chiesto, ma lei ancora non era contenta, voleva altri regali, e lui vendette la casa e la barca, e tutto quello che aveva… divenne povero.