Ricordate “Luce dei miei occhi”? di Zita Dazzi… Lauretta Chiarini, dopo averlo letto ( e la ringrazio per aver accolto il consiglio), manda un pensiero…
“ll racconto di Zita Dazzi, Luce dei miei occhi, scalda il cuore. E’ una storia che parla di quotidianità, vista attraverso gli occhi di un giovanissimo, Arturo, quattordici anni; la famiglia, una malattia sconosciuta che fa paura, il fratellino, i primi tiepidi sentimenti per una ragazza, la grande città, i problemi economici: la vita tout court. Il mondo che circonda Arturo, è analizzato in tutte le sue sfaccettature, amato ed odiato dal ragazzino. La narrazione è delicata, le pagine scorrono via pacate e lasciano un senso di pienezza, di benessere, quasi. Toccano il cuore con dita gentili, mentre Arturo interroga la vita e noi la interroghiamo, a nostra volta. E mentre Arturo, faticosamente, cresce e cerca il suo percorso, la storia riaccende la luce anche nei nostri occhi. Il libro è stato pubblicato da Einaudi, nella Collana ragazzi, ma non è di certo solo per i ragazzi. Anzi”. Parola di Lauretta.
Ti racconto una fiaba che nel tuo orecchio un seme metterà, la tartaruga nella valle, sono cento i cacciatori, la nostra capra al pascolo.
(s)guardi e ri-guardi … intrigante gioco di parole…
Pensando e ripensando alla Palestina, a quel che vi accade dentro e a quel che vi accade intorno. A quel che si tuona stia per succedere ( ma che forse non si è mai fermato). Ritornando, come dopo altro ritorno, sulle pagine de La rabbia del vento, sconvolgente racconto di Yizhar, considerato uno dei padri spirituali della letteratura israeliana. Comparso nel 1949, è un resoconto sull’espulsione del popolo palestinese dalle sue terre. Ma è anche riflessione sul rapporto con l’altro, una folla di dubbi sulla liceità morale delle azioni compiute. Libro da leggere e da rileggere. Racconto breve, ma dove il meno è il più… E ancora ripropongo, perché pagina da imparare a memoria, l’ultima pagina: “…E quanta indifferenza c’era in noi. Come se non avessimo mai fatto altro che mandare in esilio. Il nostro cuore si era ormai indurito. Ma nemmeno questa era la cosa principale.
“Ciao bambini il mio nome è Tino… Tinomolla per gli amici. Alla mia nascita successe il finimondo a Orbettilandia… Fui subito scartato,